Formazione "il FIGLIO dell'UOMO" ARGOMENTO dalla STAMPA QUOTIDIANA

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il FIGLIO dell'UOMO

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2009 dal 5 al 12 Aprile

8a SETTIMANA MONDIALE della Diffusione in Rete Internet nel MONDO de

" i Quattro VANGELI " della CHIESA CATTOLICA , Matteo, Marco, Luca, Giovanni, testi a lettura affiancata scarica i file cliccando sopra Italiano-Latino Italiano-Inglese Italiano-Spagnolo

L'ARGOMENTO DI OGGI

Aderite all"

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dai GIORNALI di OGGI

DI NUOVO GUERRA nella STRISCIA di GAZA

400 Morti 800 Feriti

2008-12-28

Ingegneria Impianti Industriali

Elettrici Antinvendio

ST

DG

Studio Tecnico

Dalessandro Giacomo

SUPPORTO ENGINEERING-ONLINE

                                         

 

 

L'ARGOMENTO DI OGGI

 

Vedi la MAPPA dei TERRITORI di GAZA, PALESTINA, ISRAELE e TERRITORI OCCUPATI, EGITTO

e la descrizione tratta da WIKIPEDIA

PIU' SOTTO LEGGETE GLI AVVENIMENTI COME RACCONTATI DAI MAGGIORI QUOTIDIANI ITALIANI.

Il ns. commento:

Quanto va avanti da oltre 60 anni in medio oriente è assolutamente diabolico.

E' indispensabile che il luogo dove è nato CRISTO per l'AMORE di DIO verso il FIGLIO dell'UOMO, torni al MESSAGGIO del VANGELO, quello della PACE.

Gli UOMINI di BUONA VOLONTA', l'ITALIA, L'EUROPA, l'AMERICA del NUOVO PRESIDENTE OBAMA, l'ONU facciano PESARE tutta la loro FORZA per IMPORRE la PACE.

L'ITALIA si FACCIA ALFIERE come in LIBANO per guidare una FORZA di INTERPOSIZIONE fra ISRAELE e PALESTINESI, per far RIVIVERE la VITA con la FORZA della dell'AMORE, del LAVORO, dell'ISTRUZIONE, dello SVILUPPO, della GIUSTIZIA, della RAGIONE, della LIBERTA' dalle SCHIAVITU' della FAME, della SETE, dell'IGNORANZA, dell'ODIO, della GUERRA.

Solo cosi' POTRA' TORNARE la VITA.

Mandate ai ns. Governanti, al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio, al Presidente della Comunità Europea, al Nuovo Presidente Eletto degli USA, al Segretario dell'ONU una e-mail per una MISSIONE di PACE a comando dell'ITALIA.

Per. Ind. Giacomo Dalessandro

ENGLISH

FRANÇAIS

DEUTSCH

ESPAÑOL

The ns. Comment:

How much has been going on for over 60 years in the Middle East is absolutely diabolical.

E 'essential that the place where Christ was born for God's love for the Son of Man, you return to the Gospel message, that of PACE.

Men of good will ', the ITALY, EUROPE, AMERICA OF NEW PRESIDENT OBAMA, the UN do all their WEIGHING UNDER for the IMPOSE PEACE.

ITALY FACE ALFIO you like to drive a LEBANON FORCE interposition between Israel and Palestinians to revive the LIFE FORCE with the love of work, education, development, justice, REASON, the FREEDOM 'from slavery' of hunger, thirst, ignorance, hatred, of war.

Only in this way 'MAY' RETURN the VITA.

Mandate to ns. Rulers, the President of the Republic, the President of the Council, the President of the European Community, to Elect New President of the United States, the Secretary of an e-mail to a peacekeeping mission in command of Italian.

For. Ind. James Dalessandro

La ns. Commentaire:

Combien dure depuis plus de 60 ans au Moyen-Orient est absolument diabolique.

E 'essentiel que le lieu où le Christ est né pour l'amour de Dieu pour le Fils de l'homme, à votre retour le message de l'Evangile, que de l'APCE.

Les hommes de bonne volonté ", de l'Italie, l'Europe, l'Amérique du nouveau président OBAMA, l'ONU a faire tout leur pesant moins pour l'imposition de la paix.

ITALIE FACE ALFIO-vous à la conduite d'un LIBAN la Force d'interposition entre Israël et les Palestiniens à relancer la force vitale avec l'amour du travail, l'éducation, le développement, la justice, la raison, le La liberté "de l'esclavage" de la faim, de soif, de l'ignorance, la haine, de la guerre.

Ce n'est que de cette façon "PEUT" retour de VITA.

Mandat confié à la ns. Dirigeants, le Président de la République, le Président du Conseil, le Président de la Communauté européenne, à élire un nouveau président des États-Unis, le secrétaire d'un e-mail à une mission de maintien de la paix dans le commandement de l'italien.

Pour. Ind James Dalessandro

Unser Kommentar:

Wie viel nun schon seit über 60 Jahren im Nahen Osten ist absolut teuflischen.

E 'von wesentlicher Bedeutung, dass der Ort, an dem Christus geboren wurde für die Liebe Gottes für die Son of Man, Sie wieder auf das Evangelium Nachricht, dass der PACE.

Mann des guten Willens ", die Italien, Europa, Amerika DER NEUE PRÄSIDENT Obama, den Vereinten Nationen alles tun, ihre NACH GEWICHT für die den Frieden.

ITALIEN FACE ALFIO Sie gerne ein Laufwerk LIBANON FORCE interposition zwischen Israel und Palästinenser zur Wiederbelebung des LIFE FORCE mit der Liebe zur Arbeit, Bildung, Entwicklung, Gerechtigkeit, Vernunft, die Freiheit "aus der Sklaverei" von Hunger, Durst, Unwissenheit, Hass, Krieg.

Nur so "kann" RETURN die VITA.

Auftrag an ns. Herrscher, der Präsident der Republik, der Präsident des Rates, der Präsident der Europäischen Gemeinschaft, wählt neuen Präsidenten der Vereinigten Staaten, den Generalsekretär der eine E-Mail zu einer Friedensmission in Befehl der italienischen.

Für. Ind. James Dalessandro

Nuestro comentario:

¿Cuánto ha venido sucediendo durante más de 60 años en el Oriente Medio es absolutamente diabólico.

E 'esencial que el lugar donde Cristo nació para el amor de Dios por el Hijo del Hombre, que vuelva al mensaje del Evangelio, que de PACE.

Los hombres de buena voluntad ", la ITALIA, EUROPA, AMERICA DEL NUEVO PRESIDENTE OBAMA, la ONU hacer todo su peso para la VIRTUD imponer la paz.

ITALIA FACE ALFIO te gusta conducir a una FUERZA DE LÍBANO de interposición entre Israel y los palestinos para reactivar la fuerza vital con el amor del trabajo, la educación, el desarrollo, la justicia, la razón, el LIBERTAD 'de la esclavitud "del hambre, la sed, la ignorancia, el odio, de la guerra.

Sólo de este modo "podrán" DEVOLVER EL VITA.

Mandato a la ns. Gobernantes, el Presidente de la República, el Presidente del Consejo, el Presidente de la Comunidad Europea, para elegir nuevos Presidente de los Estados Unidos, el Secretario de un e-mail a una misión de mantenimiento de la paz en el mando del italiano.

Para. Ind James Dalessandro

CORRIERE della SERA

per l'articolo completo vai al sito

http://www.corriere.it

2008-12-29

Sarkozy ad Abu Mazen: sono preoccupato. E Frattini: "Evitare le vittime civili"

Il Papa: "Serve un sussulto di umanità"

Il Pontefice: "Imploro la fine della violenza". Gheddafi: "Vigliacchi i leader arabi". L'Iran: "Punire Israele"

Papa Benedetto XVI durante l'Angelus in piazza San Pietro (Reuters)

Papa Benedetto XVI durante l'Angelus in piazza San Pietro (Reuters)

CITTA' DEL VATICANO - Dopo gli interventi internazionali, a cominciare da quello dell'Onu, è la voce del Papa nella gioranta di domenica a calare sulla scena di guerra a Gaza che diventa sempre più drammatica, "tragico susseguirsi di attacchi e di rappresaglie". All’Angelus in piazza San Pietro, papa Benedetto XVI chiede il ripristino della tregua nella Striscia ed afferma: "La patria terrena di Gesù non può continuare ad essere testimone di tanto spargimento di sangue, che si ripete senza fine! Violenza inaudita. Serve un sussulto di umanità". Benedetto XVI, che dovrebbe recarsi in Terra Santa a maggio, ha poi aggiunto: "Sono profondamente addolorato per i morti, i feriti, i danni materiali, le sofferenze e le lacrime delle popolazioni vittime di questo tragico susseguirsi di attacchi e di rappresaglie. Imploro la fine di quella violenza che è da condannare in ogni sua manifestazione, e il ripristino della tregua nella striscia di Gaza".

GHEDDAFI: "LEADER ARABI VIGLIACCHI" - Durissime le parole di Muhammar Gheddafi, che ha accusato i leader arabi non essere riusciti a trovare una posizione comune per reagire ai bombardamenti israeliani su Gaza ed è arrivato a chiamarli "vigliacchi". "Dovrebbero vergognarsi" ha detto il leader libico in un discorso alla folla, "scambiano la causa palestinese con i loro atteggianti vigliacchi, deboli e disfattisti. Uno propone una iniziativa di pace; un altro offre vuoto aiuto umanitario, uno parla a vanvera e un altro ancora vuole un riunione straordinaria della Lega Araba". Ma secondo Gheddafi la cosa migliore sarebbe non dire e non fare nulla fino a che non siano pronte misure in grado di dissuadere Israele dall'attaccare i palestinesi. "Sono gli arabi ad aver bisogno di pace, non gli israeliani che ce l'hanno già" ha aggiunto, "quale popolo piange morti a decine, a centinaia? Gli arabi".

L'IRAN: "PUNIRE ISRAELE" - La guida suprema iraniana, l’ayatollah Ali Khamenei, ha a sua volta invitato i paesi musulmani a punire Israele per "i suoi crimini a Gaza", criticando il "silenzio incoraggiante" di alcuni leader arabi. "Il regime sionista deve essere punito dai Paesi musulmani e i leader di questo regime usurpatore devono essere giudicati e puniti personalmente per questi crimini e per il blocco imposto a Gaza - ha detto Khamenei in un discorso riportato dalla televisione di Stato - tutti i mujaheddin (combattenti) palestinesi e i fedeli di tutto il mondo musulmano hanno il dovere di difendere le donne e i bambini inermi di Gaza e saranno considerati dei martiri se perderanno la vita".

"EGITTO E GIORDANIA COMPLICI DEGLI USA" - Nel frattempo il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, attacca Egitto e Giordania sostenendo che questi paesi arabi appoggiano un "complotto" organizzato dagli Stati Uniti "per imporre il progetto sionista nella regione". Parlando da Beirut, con alle spalle uno striscione con la scritta "Siate liberi", Nasrallah ha detto che quello che sta accadendo a Gaza è l’esatta fotocopia di quanto avvenuto nel luglio 2006 contro di noi. Lo stesso complotto, la stessa battaglia e arriveremo allo stesso risultato". Nel suo discorso - trasmesso in diretta dalla tv araba Al Jazeera - il leader del gruppo sciita libanese ha puntato il dito contro Egitto e Giordania sostenendo che secondo loro "dovremmo sottoporci tutti quanti alle condizioni americane per la liquidazione della questione palestinese. Vogliono imporre la resa alla resistenza".

LE PREOCCUPAZIONI DI SARKOZY - Sul fronte europeo torna a parlare il presidente francese Nicolas Sarkozy, che ancora per pochi giorni avrà la guida della Ue. Nel corso di una telefonata con il presidente palestinese Abu Mazen, Sarkozy ha espresso "profonda preoccupazione" per l'escalation della violenza nel sud di Israele e nella Striscia di Gaza. Lo ha reso noto un comunicato dell'Eliseo. Il presidente franceseha ribadito ad Abu Mazen la sua "forte condanna delle provocazioni che hanno portato a questa situazione, come anche dell'uso sproporzionato della forza" da parte del Paese ebraico. Il ministro italiano degli Esteri, Franco Frattini, ha invece telefonato al ministro degli Esteri israeliano, Tzipi Livni, al quale ha chiesto, "pur comprendendo le motivazioni inerenti all'esercizio del diritto all'autodifesa", di evitare vittime civili.

28 dicembre 2008

 

 

 

 

 

oltre 300 morti e 800 feriti. Spari dalla Striscia: Ucciso poliziotto egiziano a Rafah

Secondo giorno di raid aerei su Gaza

Contro Israele altri razzi dalla Striscia

I militari: "Gli attacchi contro Hamas continuano". Appello dell'Onu: "Fermate le armi"

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Israele, le quattro facce dell'Apocalisse di Benny Morris

MILANO - È guerra. E secondo il presidente palestinese Abu Mazen "questo massacro si poteva evitare". Nella Striscia di Gaza la domenica segna il secondo giorno di un conflitto che conta già un bilancio drammatico: secondo fonti ospedaliere sono oltre 300 le vittime e più di 800 i feriti, tra cui molte donne e bambini, mentre Hamas parla di 400 morti e oltre 1000 feriti. Dall'alba fino al tramonto, secondo quanto ha riferito la tv araba Al Jazeera, si sono registrati nuovi massicci raid dell'aviazione israeliana, mentre una salva di razzi, sparati da Gaza, è caduta in diversi centri del sud di Israele, come Ashkelon, Sderot, Gan Yavne e Ashdod.

UCCISO POLIZIOTTO EGIZIANO - Si spara anche al confine della Striscia: secondo quanto riportano fonti mediche e i servizi di sicurezza del Cairo, un poliziotto è rimasto ucciso nella serata di domenica a Rafah, ferito a morte da colpi di arma da fuoco provenienti dalla Striscia di Gaza. Un altro agente è rimasto ferito.

CARRI ARMATI E SOLDATI AL CONFINE - Israele ha deciso nella riunione di governo la mobilitazione di migliaia di riservisti. Lo Stato ebraico ha minacciato dopo due giorni di raid aerei di sferrare anche un’offensiva via terra nella Striscia di Gaza controllata dal movimento radicale Hamas. Centinaia di soldati israeliani della fanteria con mezzi blindati hanno raggiunto la frontiera sud di Israele per prepararsi a un’eventuale invasione terrestre. "Un’operazione militare terrestre contro Hamas è possibile", ha dichiarato il ministro della Difesa israeliano, Ehud Barak. Il primo ministro israeliano, Ehud Olmert, entrando alla riunione di governo, aveva affermato che la durata dell'operazione "non è prevedibile".

HEZBOLLAH PRONTO A COMBATTERE - Nel frattempo, il movimento sciita libanese filo-iraniano Hezbollah ha allertato i suoi "resistenti" nel sud del Libano per un possibile confronto contro "un nemico infido", e ha chiesto a "milioni" di egiziani di aprire "con le proprie mani" il valico di Rafah, a sud della Striscia di Gaza. "Ho chiesto ai resistenti, e in particolare (a quelli) nel sud di essere pronti e in allerta perchè di fronte abbiamo un nemico infido", ha detto Hassan Nasrallah, leader del movimento sciita, parlando in collegamento video a centinaia di persone riunite nella periferia meridionale di Beirut, tradizionale roccaforte del Partito di Dio. Almeno per il momento, quindi, nessun fronte di guerra riaperto con Israele ma, come già in passato, Hezbollah conferma di esser pronto al confronto armato: "non temiamo quel che è successo nella guerra del 2006 e siamo pronti ad affrontare qualsiasi aggressione contro il nostro Paese", ha aggiunto Nasrallah, ribadendo che "il governo, l'esercito, il popolo e la resistenza (ala armata di Hezbollah) devono essere tutti in allerta".

GLI ULTIMI RAID - L’aviazione israeliana ha condotto nuove incursioni aeree contro la zona meridionale della Striscia. Ha colpito una trentina di obiettivi di Hamas, fra cui comandi militari, depositi di armi e postazioni per il lancio di razzi. Secondo la radio militare dall'inizio dell'operazione "Piombo fuso" - avviata sabato - l'aviazione ha colpito 240 obiettivi diversi. Nei raid è stato centrato anche un camion cisterna nei pressi del valico di Rafah, alla frontiera con l’Egitto. Il camion ha preso fuoco provocando incendi nelle abitazioni circostanti. La radio di Hamas ha parlato di numerosi morti e feriti. Bombardati anche una serie di tunnel usati per contrabbandare beni e armi tra la Striscia e l'Egitto. Da Tel Aviv, una fonte militare israeliana si è limitata a confermare che "gli attacchi contro le basi di Hamas continuano". La stessa fonte ha precisato che l’aviazione israeliana ha continuato a condurre nella notte "un certo numero di incursioni, in particolare contro una moschea della zona di Rimal, nella città di Gaza, dove si nascondevano terroristi". La radio pubblica israeliana ha parlato di una ventina di incursioni dell’aviazione lanciati nella notte contro la Striscia di Gaza.

FATAH ACCUSA HAMAS - Nei bombardamenti israeliani su due penitenziari a Gaza, al-Mashtal e a-Saraya hanno trovato la morte decine di militanti di al-Fatah detenuti da Hamas. Lo ha detto alla agenzia di stampa palestinese Maan un portavoce di al-Fatah in Cisgiordania, Ahmed Abdel Rahman. Secondo Abdel Rahman la loro morte avrebbe potuto essere evitata se fossero stati liberati per tempo. Al contrario, secondo al-Fatah, "i miliziani di Hamas hanno tenuto a bada i reclusi di al-Fatah, li hanno minacciati con le armi e li hanno rinchiusi in unico locale", dove poi sono stati colpiti.

PALESTINESI IN FUGA - Intanto centinaia di palestinesi della Striscia di Gaza, in fuga dai bombardamenti israeliani, hanno aperto una breccia lungo la frontiera con l’Egitto. I responsabili della sicurezza egiziana hanno detto che permetteranno ai palestinesi entrati in Egitto di comprare generi di prima necessità e poi li faranno rientrare nella Striscia.

L'APPELLO DELL'ONU: - Il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha lanciato un appello alla fine di tutte le attività militari. Si tratta, secondo la prassi del massimo organo dell'Onu spesso seguita in simili casi, di una dichiarazione del presidente del Consiglio stesso, il rappresentante croato Neven Jurica. La richiesta non ha valore vincolante. Nella dichiarazione si sottolineano "le necessità umanitarie ed economiche della popolazione di Gaza". Si chiede pertanto alle parti interessate di intraprendere tutte le misure utili ad assicurare agli abitanti della Striscia cibo, carburante e medicine a sufficienza. Tra questa misure è inclusa anche l'apertura del confine tra lo Stato ebraico e il territorio palestinese.

ABBAS AL CAIRO - Il presidente dell'Autorità Nazionale Palestinese (Anp), Mahmud Abbas (Abu Mazen) è arrivato nelle prime ore di domenica al Cairo, per riferire al presidente egiziano, Hosni Mubarak, sulla situazione nei territori palestinesi dopo il più pesante attacco aereo mai realizzato da Israele dal 1948. Tanto Abu Mazen che Mubarak sabato avevano condannato l'azione militare israeliana. Il primo ha definito l'attacco "vile" e ha parlato di "massacro a Gaza". Il rais egiziano ha affermato che continueranno i contatti per riprendere la tregua scaduta il 19 dicembre, anche in vista della scadenza del mandato di Abu Mazen alla presidenza palestinese fissata per il 9 gennaio. Una riunione dei ministri degli esteri arabi che era stata convocata d'urgenza dalla Lega Araba al Cairo è stata rinviata a mercoledì, mentre per venerdì è stato confermato a Doha, Qatar, un vertice straordinario dei capi di stato arabi.

PROTESTE ARABE - Ampie manifestazioni contro l'offensiva militare israeliana si sono tenute in Libano, Giordania, Siria e nello Yemen. A Beirut la polizia anti sommossa è intervenuta con idranti e lacrimogeni per disperdere le centinaia di persone che protestavano davanti all'ambasciata egiziana lanciando pietre. Altre migliaia di persone hanno manifestato in Libano davanti alla sede dell'Onu a Beirut, nella città meridionale di Nabatieh e nei campi profughi palestinesi della valle della Bekaa. Anche ad Amman la protesta si è concentrata davanti all'ambasciata dell'Egitto, accusato di non voler aprire il valico di Rafah. Migliaia di manifestanti, fra cui esponenti del Fronte di Azione Islamico, hanno chiesto che Egitto e Giordania rompano i rapporti con Israele. Nello Yemen circa 80mila persone hanno protestato contro il raid israeliano nello stadio di calcio di Sana'a e altre migliaia hanno manifestato in diverse città del paese. A Damasco migliaia di siriani hanno marciato gridando slogan di protesta contro Israele e mostrando ritratti del presidente Bashar al Assad. Sono state anche bruciate bandiere americane.

28 dicembre 2008

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

2008-12-28

Il bilancio è di oltre 270 morti e 620 feriti

Secondo giorno di raid aerei su Gaza

Nuovi razzi colpiscono contro Israele

I militari: "Gli attacchi contro Hamas continuano". Appello dell'Onu: "Fermate tutte le armi"

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GAZA - E' guerra, e secondo il presidente palestinese Abbas "Questo massacro si poteva evitare". Nella striscia di Gaza domenica segna il secondo giorno di un conflitto che conta già un bilancio drammatico: secondo fonti ospedaliere sono oltre 270 le vittime e 620 feriti, tra cui molte donne e bambini, mentre Hamas parla di 400 morti e oltre 1000 feriti. All'alba nuovi massicci raid dell'aviazione israeliana mentre una salva di razzi, sparati da Gaza, è caduta in diversi centri del sud di Israele, come Ashkelon, Sderot, Gan Yavne e Ashdod. Non si ha notizia di vittime e neppure di danni.

CARRI ARMATI E SOLDATI AL CONFINE - Israele ha deciso nella riunione di governo la mobilitazione di migliaia di riservisti. Lo Stato ebraico ha minacciato dopo due giorni di raid aerei di sferrare anche un’offensiva via terra nella Striscia di Gaza controllata dal movimento radicale Hamas. Secondo fonti militari, riferite dal quotidiano Haaretz, centinaia di soldati israeliani della fanteria con mezzi blindati hanno raggiunto la frontiera sud di Israele per prepararsi a un’eventuale invasione terrestre. Un’operazione militare terrestre contro Hamas è possibile, ha dichiarato il ministro della Difesa israeliano, Ehud Barak. Il primo ministro israeliano Ehud Olmert entrando alla riunione di governo aveva affermato che la durata dell’operazione "non è prevedibile".

GLI ULTIMI RAID - L’aviazione israeliana ha condotto nuove incursioni aeree contro la zona meridionale della Striscia di Gaza. Lo hanno riferito testimoni oculari secondo cui nel raid è stato colpito un camion cisterna nei pressi del valico di Rafah, alla frontiera con l’Egitto. Il camion ha preso fuoco provocando incendi nelle abitazioni circostanti. La radio di Hamas, che controlla la Striscia di Gaza, ha parlato di numerosi morti e feriti. Da Tel Aviv, una fonte militare israeliana si è limitata a confermare che "gli attacchi contro le basi di Hamas nella Striscia di Gaza continuano". La stessa fonte ha precisato che l’aviazione israeliana ha continuato a condurre nella notte "un certo numero di incursioni, in particolare contro una moschea della zona di Rimal, nella città di Gaza, dove si nascondevano terroristi". La radio pubblica israeliana ha parlato di una ventina di incursioni dell’aviazione lanciati nella notte contro la Striscia di Gaza.

APPELLO DELL'ONU: FINE DELLE ATTIVITA' MILITARI - Il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha lanciato un appello alla fine di tutte le attività militari nella striscia di Gaza. Si tratta, secondo la prassi del massimo organo dell'Onu spesso seguita in simili casi, di una dichiarazione del presidente del Consiglio stesso, il rappresentante croato Neven Jurica. La richiesta non ha valore vincolante. Nella dichiarazione si sottolineano "le necessità umanitarie ed economiche della popolazione di Gaza". Si chiede pertanto alle parti interessate di intraprendere tutte le misure utili ad assicurare agli abitanti della Striscia cibo, carburante e medicine a sufficienza. Tra questa misure è inclusa anche l'apertura del confine tra lo Stato ebraico e il territorio palestinese.

ABBAS AL CAIRO - Il presidente dell'Autorità Nazionale Palestinese (Anp), Mahmud Abbas (Abu Mazen) è arrivato nelle prime ore di domenica al Cairo, per riferire al presidente egiziano, Hosni Mubarak, sulla situazione nei territori palestinesi dopo il più pesante attacco aereo - denominato "Piombo Fuso" e ripreso con numerosi altri raid sulla Striscia di Gaza - mai realizzato da Israele dal 1948. Tanto Abu Mazen che Mubarak sabato avevano condannato l'azione militare israeliana. Il primo ha definito l'attacco "vile" ed ha parlato di "massacro a Gaza". Il rais egiziano ha affermato che continueranno i contatti per riprendere la tregua scaduta il 19 dicembre, anche in vista della scadenza del mandato di Abu Mazen alla presidenza palestinese fissata per il 9 gennaio. Una riunione dei ministri degli esteri arabi che era stata convocata d'urgenza per stasera dalla Lega Araba al Cairo è stata rinviata a mercoledì, mentre per venerdì è stato confermato a Doha, Qatar, un vertice straordinario dei capi di stato arabi. Manifestazioni di protesta sono previsti oggi nelle università egiziane contro l'operazione militare israeliana.

MINISTRO EGIZIANO: "HAMAS TRATTIENE I FERITI" - "Noi abbiamo aperto il valico di Rafah e aspettiamo che i feriti di Gaza lo attraversino, ma questo non è permesso loro" ha affermato il ministro degli esteri egiziano, Ahmed Abul Gheit, nella conferenza stampa congiunta con il presidente palestinese, Abu Mazen. Alla domanda di un giornalista di chi impedisca il trasferimento dei feriti in Egitto, Abul Gheit ha risposto: "Chiedetelo a chi ha il controllo del territorio a Gaza", con evidente riferimento al movimento integralista di Hamas, che ha assunto il potere nella Striscia dal luglio 2007.

28 dicembre 2008

 

 

 

L'attacco dopo i ripetuti lanci di razzi dei giorni scorsi

Offensiva israeliana su Gaza

"I morti sono 225"

Missili contro le strutture di Hamas. La reazione: "Risponderemo in tutti i modi"

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L'attacco a Gaza (Afp)

L'attacco a Gaza (Afp)

GAZA - La durissima offensiva israeliana contro Hamas è arrivata dal cielo: una serie di raid aerei lanciati dalla mattina hanno colpito il porto, le caserme di polizia e le sedi della sicurezza a Gaza. Poi l'attacco è proseguito in altre zone della Striscia. Obiettivi distrutti, ma il bilancio è gravissimo: fonti mediche parlano di 225 morti e 400 feriti, tra i quali anche donne e bambini. Tra le vittime il capo della polizia, Tawfiq Jabber, e il Capo della Sicurezza, Ismail al Jaabary. Dopo alcune ore di pausa, e con l'arrivo del buio, i raid dell'aviazione israeliana sono ripresi nel sud della Striscia di Gaza. In particolare, i caccia hanno colpito un'officina meccanica ad ovest della città di Khan Younis ed un centro media di Hamas.

LE IMMAGINI - La tv satellitare Al Jazeera ha mostrato le immagini di decine di palestinesi riversi sul terreno. Uno dei corrispondenti ha parlato di "una situazione terrificante". Secondo quanto riferisce l'inviato della tv 'al-Arabiya', i raid aerei israeliani hanno causato il ferimento di diversi bambini colpiti mentre si trovavano all'interno della loro scuole o nei dintorni.

Guarda il video - L'attacco israeliano contro Hamas nella Striscia di Gaza

ISRAELE: "E' SOLO L'INIZIO. ANCHE OPERAZIONI DI TERRA" - Le forze armate dello stato ebraico hanno fatto sapere di aver colpito per "fermare gli attacchi terroristici" su Israele e di essere preparate ad "andare avanti. Questo è solo l'inizio". Israele in serata ha precisato di non voler accettare nessun cessate il fuoco. Il ministro della Difesa israeliano, Ehud Barak, ha dichiarato che "è giunta l'ora di combattere" per porre fine al fuoco di razzi da Gaza sulla popolazione israeliana. "Da mesi - ha continuato Barak - le forze armate avevano avuto l'ordine di prepararsi all'operazione". "Non voglio illudere nessuno - ha concluso il ministro - non sarà una cosa facile e nemmeno breve". Secondo fonti militari israeliane ufficiali citate dalla tv araba al Jazira, "l’offensiva su Gaza durerà per lungo tempo e non esclude che l’Esercito ricorra alle truppe terrestri" per effettuare incursioni all’interno della Striscia.

 

 

Feriti a Gaza (Reuters

Feriti a Gaza (Reuters

OLMERT: "I NEMICI NON SONO I PALESTINESI" - Israele non considera nemica la popolazione di Gaza, alla quale continuerà ad assicurare il proseguimento degli aiuti umanitari, ma è contro Hamas, che da giorni "cercava lo scontro con Israele". Lo ha affermato sabato sera il premier israeliano Ehud Olmert, in una conferenza stampa, nel corso della quale ha detto che l'operazione militare a Gaza potrà richiedere diverso tempo per conseguire i suoi obiettivi di sostanziale cambiamento della situazione nel sud di Israele e ha esortato la popolazione nelle aree sotto tiro dei razzi ad avere pazienza e tenacia. Nei prossimi giorni, ha avvertito, i lanci di razzi potrebbero intensificarsi e colpire obiettivi in Israele situate a distanze ancora maggiore da quelle attuali.

HAMAS: "TERZA INTIFADA"- Come rappresaglia, Hamas ha sparato alcuni razzi dal territorio palestinese contro il sud dello stato ebraico, dove è stato dichiarato lo stato di allerta. La popolazione è stata invitata a non uscire in strada e a restare in aree protette o vicino a rifugi. Secondo fonti mediche, una donna israeliana è morta a Netivot. Altre due persone sono rimaste ferite. Hamas ha "ordinato alle Brigate Ezzedine al Qassam di rispondere all'aggressione degli occupanti in tutti i modi". "Il mondo rimarrà sorpreso della nostra risposta all'aggressione degli occupanti" ha detto Fawzi Barhoum, esponente del movimento estremista islamico. "Ora le Brigate Ezzedine al Qassam - ha aggiunto - hanno le mani libere per rispondere con tutti mezzi di cui possiede, inclusi i missili a lunga gettata e le azioni di martirio. Abbiamo la forza per controbilanciare questo terrorismo". Un appello simile è stato lanciato dalla Jihad islamica: "Tutti i combattenti hanno ricevuto l'ordine di rispondere al massacro perpetrato da Israele". Il leader politico di Hamas, Khaled Meshaal, ha invocato una "terza Intifada". Meshaal ha esortato i palestinesi a scendere in campo per una "intifada militare contro il nemico sionista".

Audio - L'attacco era preparato da mesi di Francesco Battistini

LE REAZIONI - L'Autorità nazionale palestinese, dalla Cisigiordania, ha chiesto a Israele di interrompere "immediatamente e senza condizioni" la sua "aggressione contro la Striscia di Gaza". Anche l'Egitto ha condannato l'operazione israeliana. E subito dopo l'attacco, l'Iran ha confermato che manderà la sua prima nave di aiuti destinati alla Striscia di Gaza malgrado il blocco navale israeliano.

LANCI DI RAZZI - Da giorni le autorità dello stato ebraico avevano anticipato l'intenzione di colpire Hamas dopo i ripetuti lanci di razzi in territorio israeliano dalla fine della tregua del 19 dicembre. E così, dopo l'escalation di attacchi con i razzi Qassam contro le comunità israeliane nel Negev occidentale, i jet si sono levati in volo per colpire simultaneamente le installazioni del gruppo integralista palestinese, che dal giugno 2007 ha il pieno controllo della Striscia. I vertici dell'esercito intendono ora esaminare la situazione dopo i raid aerei, prima di decidere sulla prossima fase dell'operazione. Il governo israeliano ha intanto reso noto che la decisione di condurre un'operazione contro la Striscia di Gaza è stata presa il 25 dicembre. "In seguito alle violazioni dell'accordo di tregua da parte di Hamas e i continui attacchi contro i cittadini nel sud d'Israele, il gabinetto nazionale di sicurezza ha deciso mercoledì 25 dicembre d'impartire istruzioni alle forze di difesa perché agissero per metter fine ai lanci di missili e gli attacchi terroristici provenienti da Gaza", si legge in un comunicato dell'ufficio del primo ministro, Ehud Olmert.

27 dicembre 2008

 

 

 

 

 

 

Pronta l'offensiva israeliana nella Striscia contro Hamas

Gaza, razzo fuori controllo

Morte 2 sorelline palestinesi

Continuano i lanci dal territorio palestinese. Uno finisce per errore su una casa: uccise 2 sorelline di 5 e 13 anni

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NOTIZIE CORRELATE

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Gaza, Israele pronta all'offensiva

Un militare israeliano (Ansa/Epa)

Un militare israeliano (Ansa/Epa)

GERUSALEMME - Sale la tensione nella Striscia di Gaza: mentre le forze armate israeliane si preparano alla più volte minacciata operazione militare contro Hamas per costringere i gruppi armati palestinesi a cessare i tiri di razzi (secondo Haaretz l'offensiva sarebbe già stata decisa dal consiglio di difesa), proprio un razzo lanciato dalle milizie palestinesi e finito per errore su una casa di Bet Lahiya, nel nord della Striscia di Gaza ha ucciso due sorelline palestinesi, di 5 e 13 anni. Lo hanno fatto sapere fonti mediche palestinesi. Il razzo, lanciato con tutta probabilità da miliziani palestinesi, avrebbe dovuto colpire il territorio israeliano.

VALICHI APERTI E AIUTI - Nel frattempo però Israele ha aperto per alcune ore, tre valichi con la Striscia per permettere l'ingresso di convoglio di aiuti umanitari destinati alla popolazione palestinese. I valichi, ha spiegato un portavoce dell'amministrazione militare, resteranno aperti fino a mezzogiorno. I convogli, che comprendono decine di autocarri, includono generi di prima necessità e carburanti. La decisione israeliana di riaprire brevemente i tre valichi - notano i media locali - appare dovuta a forti pressioni internazionali, di Egitto, Gran Bretagna e Francia.

26 dicembre 2008(ultima modifica: 27 dicembre 2008)

 

 

 

 

 

 

Il commento Iran, Hamas, Hezbollah, bomba demografica araba

Le quattro facce dell’Apocalisse

che minacciano lo Stato ebraico

Sono queste le sfide che gli israeliani, vincolati da norme liberali e democratiche di stampo occidentale, trovano difficili da affrontare e risolvere

Molti israeliani oggi si sentono accerchiati dai muri— e dalla storia— nel loro Stato, nato 60 anni or sono, proprio come lo furono nel 1967, alla vigilia della "Guerra dei sei giorni" in cui sconfissero gli eserciti di Egitto, Giordania e Siria nel Sinai, in Cisgiordania e sulle alture di Golan. Durante le settimane che precedettero il conflitto gli egiziani avevano scacciato le forze di pace dell’ONU dal confine tra Sinai e Israele, sbarrato lo Stretto di Tiran alle navi israeliane e al traffico aereo, messo in campo cinque divisioni corazzate e di fanteria sulla frontiera di Israele e firmato una serie di patti militari con Siria e Giordania, che consentivano loro il dispiegamento di truppe in Cisgiordania. Le stazioni radio e i leader politici dei Paesi arabi strombazzavano di ora in ora l’annuncio dell’imminente trionfo: gli ebrei sarebbero stati scaraventati in mare. Gli israeliani, o piuttosto gli ebrei israeliani, cominciano a provare le medesime sensazioni avvertite dai loro genitori in quei giorni apocalittici che precedettero l’attacco dell’esercito israeliano.

Oggi Israele è uno Stato molto più prospero e potente - all’epoca contava poco più di due milioni di abitanti (contro i 5,5 milioni attuali), un bilancio di meno del venti percento di quello odierno e nessun deterrente nucleare - eppure la stragrande maggioranza della popolazione guarda al futuro con profonda apprensione. I presentimenti più cupi scaturiscono da due fonti generali e da quattro cause specifiche. I problemi generali sono semplici: innanzitutto, il mondo arabo e in genere islamico, malgrado le speranze israeliane dal 1948 a oggi, non ha mai riconosciuto la legittimità della creazione di Israele e continua a opporsi alla sua esistenza, nonostante i trattati di pace firmati dai governi di Egitto e Giordania con lo stato ebraico rispettivamente nel 1979 e nel 1994. Secondo: mentre l’Olocausto sfuma ormai sempre di più in un ricordo sbiadito e lontano e le pressioni del mondo arabo emergente e desideroso di affermare la sua potenza si fanno incalzanti, l’opinione pubblica in Occidente (e in democrazia, i governi non possono far altro che seguirla) si allontana gradualmente da Israele, mentre guarda con sospetto il trattamento riservato dallo Stato ebraico ai vicini palestinesi e ai suoi cittadini arabi.

E’ indicativa la popolarità di alcune recenti pubblicazioni assai critiche verso Israele, come Pace non apartheid in Palestina, di Jimmy Carter, e La lobby israeliana e la politica estera americana, di John Mearsheimer e Stephen Walt. Solo un paio di decenni fa, tali libri avrebbero suscitato scarso interesse. Per entrare nello specifico, Israele deve affrontare una combinazione di minacce, tutte ugualmente terrificanti. A est, l’Iran si affretta a completare il programma nucleare, che secondo gli israeliani e i servizi di spionaggio internazionali è destinato alla produzione di armi atomiche. E questo, abbinato alle ripetute smentite da parte del presidente iraniano Ahmadinejad dell’esistenza dell’Olocausto (e dell’omosessualità in Iran), che basterebbero a provare la sua irrazionalità, e ai pubblici appelli a distruggere lo Stato ebraico, mette sulle spine i leader politici emilitari di Israele. A nord, il movimento fondamentalista libanese di Hezbollah, anch’esso votato alla distruzione di Israele, si è riarmato fino ai denti dall’estate del 2006, quando la guerra lanciata da Israele per sbarazzarsi di quell’organizzazione non ha dato i risultati sperati. Oggi, secondo le stime dei servizi segreti israeliani, Hezbollah dispone di un arsenale bellico doppio rispetto al 2006, che consiste di 30-40.000 missili di fabbricazione russa forniti da Siria e Iran, alcuni dei quali possono raggiungere le città di Dimona e Tel Aviv.

Se dovesse scoppiare un conflitto tra Israele e l’Iran, o Israele e la Palestina, certamente Hezbollah si getterà nella mischia. A sud, Israele deve vedersela con il movimento islamista di Hamas, che controlla la Striscia di Gaza e la cui costituzione o statuto promette di distruggere Israele e di ricondurre ogni centimetro quadrato della Palestina sotto il governo e la legge dell’Islam. Oggi Hamas vanta un esercito di migliaia di uomini, uno spiegamento di molte migliaia di missili—i razzi Qassam di fabbricazione locale e i missili Katyusha e Grad di provenienza russa, finanziati dall’Iran e contrabbandati attraverso tunnel dal Sinai, mentre l’Egitto chiude un occhio—la cui gittata raggiunge le città di Ashkelon, Ashdod, Kiryat-Gat e i sobborghi di Beersheba. Le ultime settimane hanno visto un martellamento giornaliero di Qassam contro gli insediamenti israeliani di confine, provocando disperazione, panico e fuga. L’opinione pubblica e il governo israeliano ne hanno avuto abbastanza e l’esercito si prepara a lanciare una pesante controffensiva nei prossimi giorni. Ma non basterà a risolvere i problemi sollevati da una Striscia di Gaza popolata da un milione e mezzo di palestinesi impoveriti e disperati, governati da un regime di fanatici che odiano Israele. E una massiccia operazione di terra da parte di Israele, allo scopo di invadere la Striscia e distruggere le milizie di Hamas, con ogni probabilità si ritroverebbe impantanata prima ancora di riuscire nel suo intento. Senza contare che, se l’offensiva dovesse andare a segno, il nuovo dominio di Israele su Gaza, senza limiti di tempo, risulterebbe ugualmente inaccettabile.

Ma se Israele non prende una decisione, il futuro è carico di presagi altrettanto spaventosi. I Qassam, a differenza dei Katyusha e dei Grad, sono armi relativamente innocue — solo una dozzina di israeliani hanno perso la vita in questi attacchi nell’ultimo decennio— ma si dimostrano molto efficaci nel seminare terrore e sgomento. Se aumenta il rischio di lanci missilistici, come avverrà inevitabilmente con il crescente arsenale di Hamas, la vita nel Sud di Israele potrebbe diventare intollerabile. La quarta minaccia immediata è interna allo Stato di Israele e proviene dalla minoranza araba. Nel corso degli ultimi due decenni, i cittadini arabi di Israele (che ammontano a 1,3 milioni) si sono sostanzialmente radicalizzati, rivendicando apertamente la loro identità palestinese e abbracciando la causa nazionale della Palestina. La maggior parte di essi afferma di sostenere il loro popolo, anziché il loro Stato (Israele). Molti leader di questa comunità, approfittando delle istituzioni democratiche israeliane, hanno appoggiato più o meno dichiaratamente Hezbollah nel 2006 e invocano all’unisono una qualche forma di "autonomia " e lo scioglimento dello Stato ebraico. Non sul campo di battaglia, ma in campo demografico gli arabi si sono già assicurati la vittoria: il tasso di natalità tra gli arabi israeliani è tra i più elevati al mondo, con 4-5 figli per famiglia (contro i 2-3 figli per famiglia tra gli ebrei).

Gli esperti sono convinti che a questo ritmo verso il 2040 o il 2050 gli arabi rappresenteranno la maggioranza della popolazione israeliana. E nel giro di cinque-dieci anni gli arabi (gli arabi israeliani sommati a quelli che risiedono in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza) formeranno la maggioranza della popolazione in Palestina (il territorio che si estende tra il fiume Giordano e il Mediterraneo). Ma le frizioni tra israeliani e minoranza araba costituiscono già un fattore politico assai preoccupante. I leader arabi di Israele reclamano da tempo l’autonomia e nel 2000, all’inizio della seconda Intifada, migliaia di giovani arabi israeliani, per solidarietà con i loro fratelli nei territori semi-occupati, hanno scatenato disordini lungo le principali arterie israeliane, bloccando il traffico, e nelle città a popolazione mista.

Gli ebrei israeliani temono che alla prossima occasione i tumulti saranno molto peggiori e considerano la minoranza araba come una potenziale Quinta colonna. In queste minacce specifiche, che siano a breve, medio e lungo termine, il denominatore comune è il fattore della sorpresa. Tra il 1948 e il 1982 Israele è riuscito a fronteggiare senza troppe difficoltà gli eserciti convenzionali arabi, sgominandoli in più occasioni. Ma la minaccia nucleare iraniana, geograficamente distante, e il complesso dei gruppi Hamas-Hezbollah, capaci di operare scavalcando confini internazionali e insediandosi fin nel cuore di città ad alta densità di popolazione, sommati al crescente scontento dei cittadini arabi di Israele verso lo Stato in cui vivono, presentano oggi un pericolo di natura completamente diversa. Sono queste le sfide che il popolo e i politici israeliani, vincolati da norme di comportamento liberali e democratiche di stampo occidentale, trovano difficili da affrontare e risolvere.

(traduzione di Rita Baldassarre)

Benny Morris

27 dicembre 2008Il commento Iran, Hamas, Hezbollah, bomba demografica araba

Le quattro facce dell’Apocalisse

che minacciano lo Stato ebraico

Sono queste le sfide che gli israeliani, vincolati da norme liberali e democratiche di stampo occidentale, trovano difficili da affrontare e risolvere

Molti israeliani oggi si sentono accerchiati dai muri— e dalla storia— nel loro Stato, nato 60 anni or sono, proprio come lo furono nel 1967, alla vigilia della "Guerra dei sei giorni" in cui sconfissero gli eserciti di Egitto, Giordania e Siria nel Sinai, in Cisgiordania e sulle alture di Golan. Durante le settimane che precedettero il conflitto gli egiziani avevano scacciato le forze di pace dell’ONU dal confine tra Sinai e Israele, sbarrato lo Stretto di Tiran alle navi israeliane e al traffico aereo, messo in campo cinque divisioni corazzate e di fanteria sulla frontiera di Israele e firmato una serie di patti militari con Siria e Giordania, che consentivano loro il dispiegamento di truppe in Cisgiordania. Le stazioni radio e i leader politici dei Paesi arabi strombazzavano di ora in ora l’annuncio dell’imminente trionfo: gli ebrei sarebbero stati scaraventati in mare. Gli israeliani, o piuttosto gli ebrei israeliani, cominciano a provare le medesime sensazioni avvertite dai loro genitori in quei giorni apocalittici che precedettero l’attacco dell’esercito israeliano.

Oggi Israele è uno Stato molto più prospero e potente - all’epoca contava poco più di due milioni di abitanti (contro i 5,5 milioni attuali), un bilancio di meno del venti percento di quello odierno e nessun deterrente nucleare - eppure la stragrande maggioranza della popolazione guarda al futuro con profonda apprensione. I presentimenti più cupi scaturiscono da due fonti generali e da quattro cause specifiche. I problemi generali sono semplici: innanzitutto, il mondo arabo e in genere islamico, malgrado le speranze israeliane dal 1948 a oggi, non ha mai riconosciuto la legittimità della creazione di Israele e continua a opporsi alla sua esistenza, nonostante i trattati di pace firmati dai governi di Egitto e Giordania con lo stato ebraico rispettivamente nel 1979 e nel 1994. Secondo: mentre l’Olocausto sfuma ormai sempre di più in un ricordo sbiadito e lontano e le pressioni del mondo arabo emergente e desideroso di affermare la sua potenza si fanno incalzanti, l’opinione pubblica in Occidente (e in democrazia, i governi non possono far altro che seguirla) si allontana gradualmente da Israele, mentre guarda con sospetto il trattamento riservato dallo Stato ebraico ai vicini palestinesi e ai suoi cittadini arabi.

E’ indicativa la popolarità di alcune recenti pubblicazioni assai critiche verso Israele, come Pace non apartheid in Palestina, di Jimmy Carter, e La lobby israeliana e la politica estera americana, di John Mearsheimer e Stephen Walt. Solo un paio di decenni fa, tali libri avrebbero suscitato scarso interesse. Per entrare nello specifico, Israele deve affrontare una combinazione di minacce, tutte ugualmente terrificanti. A est, l’Iran si affretta a completare il programma nucleare, che secondo gli israeliani e i servizi di spionaggio internazionali è destinato alla produzione di armi atomiche. E questo, abbinato alle ripetute smentite da parte del presidente iraniano Ahmadinejad dell’esistenza dell’Olocausto (e dell’omosessualità in Iran), che basterebbero a provare la sua irrazionalità, e ai pubblici appelli a distruggere lo Stato ebraico, mette sulle spine i leader politici emilitari di Israele. A nord, il movimento fondamentalista libanese di Hezbollah, anch’esso votato alla distruzione di Israele, si è riarmato fino ai denti dall’estate del 2006, quando la guerra lanciata da Israele per sbarazzarsi di quell’organizzazione non ha dato i risultati sperati. Oggi, secondo le stime dei servizi segreti israeliani, Hezbollah dispone di un arsenale bellico doppio rispetto al 2006, che consiste di 30-40.000 missili di fabbricazione russa forniti da Siria e Iran, alcuni dei quali possono raggiungere le città di Dimona e Tel Aviv.

Se dovesse scoppiare un conflitto tra Israele e l’Iran, o Israele e la Palestina, certamente Hezbollah si getterà nella mischia. A sud, Israele deve vedersela con il movimento islamista di Hamas, che controlla la Striscia di Gaza e la cui costituzione o statuto promette di distruggere Israele e di ricondurre ogni centimetro quadrato della Palestina sotto il governo e la legge dell’Islam. Oggi Hamas vanta un esercito di migliaia di uomini, uno spiegamento di molte migliaia di missili—i razzi Qassam di fabbricazione locale e i missili Katyusha e Grad di provenienza russa, finanziati dall’Iran e contrabbandati attraverso tunnel dal Sinai, mentre l’Egitto chiude un occhio—la cui gittata raggiunge le città di Ashkelon, Ashdod, Kiryat-Gat e i sobborghi di Beersheba. Le ultime settimane hanno visto un martellamento giornaliero di Qassam contro gli insediamenti israeliani di confine, provocando disperazione, panico e fuga. L’opinione pubblica e il governo israeliano ne hanno avuto abbastanza e l’esercito si prepara a lanciare una pesante controffensiva nei prossimi giorni. Ma non basterà a risolvere i problemi sollevati da una Striscia di Gaza popolata da un milione e mezzo di palestinesi impoveriti e disperati, governati da un regime di fanatici che odiano Israele. E una massiccia operazione di terra da parte di Israele, allo scopo di invadere la Striscia e distruggere le milizie di Hamas, con ogni probabilità si ritroverebbe impantanata prima ancora di riuscire nel suo intento. Senza contare che, se l’offensiva dovesse andare a segno, il nuovo dominio di Israele su Gaza, senza limiti di tempo, risulterebbe ugualmente inaccettabile.

Ma se Israele non prende una decisione, il futuro è carico di presagi altrettanto spaventosi. I Qassam, a differenza dei Katyusha e dei Grad, sono armi relativamente innocue — solo una dozzina di israeliani hanno perso la vita in questi attacchi nell’ultimo decennio— ma si dimostrano molto efficaci nel seminare terrore e sgomento. Se aumenta il rischio di lanci missilistici, come avverrà inevitabilmente con il crescente arsenale di Hamas, la vita nel Sud di Israele potrebbe diventare intollerabile. La quarta minaccia immediata è interna allo Stato di Israele e proviene dalla minoranza araba. Nel corso degli ultimi due decenni, i cittadini arabi di Israele (che ammontano a 1,3 milioni) si sono sostanzialmente radicalizzati, rivendicando apertamente la loro identità palestinese e abbracciando la causa nazionale della Palestina. La maggior parte di essi afferma di sostenere il loro popolo, anziché il loro Stato (Israele). Molti leader di questa comunità, approfittando delle istituzioni democratiche israeliane, hanno appoggiato più o meno dichiaratamente Hezbollah nel 2006 e invocano all’unisono una qualche forma di "autonomia " e lo scioglimento dello Stato ebraico. Non sul campo di battaglia, ma in campo demografico gli arabi si sono già assicurati la vittoria: il tasso di natalità tra gli arabi israeliani è tra i più elevati al mondo, con 4-5 figli per famiglia (contro i 2-3 figli per famiglia tra gli ebrei).

Gli esperti sono convinti che a questo ritmo verso il 2040 o il 2050 gli arabi rappresenteranno la maggioranza della popolazione israeliana. E nel giro di cinque-dieci anni gli arabi (gli arabi israeliani sommati a quelli che risiedono in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza) formeranno la maggioranza della popolazione in Palestina (il territorio che si estende tra il fiume Giordano e il Mediterraneo). Ma le frizioni tra israeliani e minoranza araba costituiscono già un fattore politico assai preoccupante. I leader arabi di Israele reclamano da tempo l’autonomia e nel 2000, all’inizio della seconda Intifada, migliaia di giovani arabi israeliani, per solidarietà con i loro fratelli nei territori semi-occupati, hanno scatenato disordini lungo le principali arterie israeliane, bloccando il traffico, e nelle città a popolazione mista.

Gli ebrei israeliani temono che alla prossima occasione i tumulti saranno molto peggiori e considerano la minoranza araba come una potenziale Quinta colonna. In queste minacce specifiche, che siano a breve, medio e lungo termine, il denominatore comune è il fattore della sorpresa. Tra il 1948 e il 1982 Israele è riuscito a fronteggiare senza troppe difficoltà gli eserciti convenzionali arabi, sgominandoli in più occasioni. Ma la minaccia nucleare iraniana, geograficamente distante, e il complesso dei gruppi Hamas-Hezbollah, capaci di operare scavalcando confini internazionali e insediandosi fin nel cuore di città ad alta densità di popolazione, sommati al crescente scontento dei cittadini arabi di Israele verso lo Stato in cui vivono, presentano oggi un pericolo di natura completamente diversa. Sono queste le sfide che il popolo e i politici israeliani, vincolati da norme di comportamento liberali e democratiche di stampo occidentale, trovano difficili da affrontare e risolvere.

(traduzione di Rita Baldassarre)

Benny Morris

27 dicembre 2008

 

 

 

 

 

 

 

 

 

REPUBBLICA

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2008-12-28

Gaza, continua l'offensiva di Israele

Onu: 280 morti, almeno 51 i civili

L'aviazione israeliana ha lanciato decine di raid aerei sulla Striscia durante la notte. Tra le vittime anche sei bambini palestinesi. Ferito anche il caporale Gilad Shalit, ostaggio dei miliziani palestinesi dal giugno 2006. Secondo fonti palestinesi sono in tutto 310 le vittime dei raid israeliani, 1.400 i feriti. Una vittima israeliano per un razzo sulla cittadina di Ashkelon

 

09:22 Ancora razzi sulle città israeliane di Ashkelon e di Sderot

Proseguono le esplosioni di razzi nelle città israeliane di Ashkelon e di Sderot. Lo riferisce la radio militare. Nel frattempo si è appreso che l'israeliano rimasto ucciso nel primo attacco palestinese ad Ashqelon è un manovale beduino, originario del Neghev. Due giorni fa un altro israeliano era stato ucciso dalla esplosione di un razzo a Netivot, nel Neghev.

09:15 Agenzia Onu, almeno 51 civili tra le vittime

Sono almeno 51 i civili morti nei due giorni di bombardamenti israeliani sulla Striscia di Gaza. E' la stima dell'agenzia delle Nazioni Unite per l'Aiuto ai rifugiati palestinesi (Unrwa), basata sulle visite condotte dal personale Onu negli ospedali e nei centri medici nel territorio palestinese controllato da Hamas. Secondo il portavoce dell'Unrwa, Christopher Gunness, si tratta di un bilancio "certamente" destinato a salire. Secondo fonti palestinesi sono in tutto 310 le vittime dei raid israeliani; 1.400 i feriti.

08:59 Gaza, colpito ufficio del leader di Hamas Haniyeh

L'ufficio del leader di Hamas a Gaza Ismail Haniyeh è stato colpito la scorsa notte dall'aviazione israeliana. Lo riferisce il portavoce militare. Nella nottata l'aviazione e la marina militare hanno colpito anche altri obiettivi di Hamas, ha aggiunto il portavoce, fra cui laboratori utilizzati per la produzione di armi e di esplosivi.

In una intervista alla radio militare il viceministro della difesa Matan Vilnay ha escluso che Israele abbia ieri tentato di uccidere Haniyeh. "Se avessimo voluto eliminarlo, lo avremmo fatto" ha osservato.

08:49 Ashkelon, un morto e 15 feriti

Un israeliano ucciso ed almeno quindici feriti: questo il primo bilancio della esplosione di un razzo palestinese di tipo Grad ad Ashkelon sparato da Gaza. Lo ha riferito la radio militare.

08:41 Razzo palestinese colpisce Ashkelon. Ucciso un israeliano

Un razzo lanciato dalla Striscia di Gaza è esploso nel centro della città israeliana di Ashkelon, dove avrebbe ucciso una persona. Ci sarebbero anche alcuni feriti. Secondo le prime informazioni, almeno un ferito è grave e diverse persone sono in stato di shock. In mattinata altri razzi sono stati sparati da Gaza verso insediamenti agricoli nel Neghev occidentale. Questi attacchi non hanno però provocato vittime.

08:31 Barak: nessun nesso con insediamento Obama ed elezioni in Israele

Il ministro della difesa israeliano Ehud Barak ha negato che la cosiddetta 'Operazione Piombo Fuso', sia stata decisa per risolvere il problema Gaza prima dell'insediamento alla Casa Bianca del nuovo presidente Usa Barak Obama, previsto per il 20 gennaio, e prima delle elezioni israeliane, in programma per febbraio. "Chi fa un simile ragionamento sbaglia", ha detto. In un'altra intervista a Fox News, Barak ieri ha non ha escluso che ai raid aerei di ieri possa seguire un'offensiva di terra, se questa dovesse essere necessaria.

08:29 Nasrallah mobilita Hezbollah nel sud del Libano

I combattenti del movimento sciita libanese Hezbollah sono stati messi in allerta nel sud del Libano. Lo ha detto stasera a Beirut il leader di Hezbollah, il sayyed Hassan Nasrallah, parlando in collegamento video a centinaia di persone riunite nella periferia meridionale della capitale libanese, tradizionale roccaforte del movimento sciita.

08:28 Obama parla con Rice e segue situazione

Il presidente eletto Usa Barack Obama ha parlato al telefono per otto minuti con il segretario di stato Condoleezza Rice della situazione a Gaza e in Asia del sud. Lo ha reso noto un suo consigliere all'agenzia France Presse. Obama, secondo il suo portavoce per le questione di sicurezza nazionale, Brooke Anderson, "sorveglia da vicino gli avvenimenti mondiali, compresa la situazione a Gaza".

08:27 Barak a Bbc: "Non avevamo altra scelta"

Il ministro della difesa israeliano Ehud Barak ha detto che Israele ha fatto il possibile per evitare la nuova offensiva scatenata ieri contro la Striscia di Gaza ma che l'atteggiamento di Hamas non ha lasciato alternative. "Hamas ha violato ripetutamente la tregua, li abbiamo avvertiti più volte attraverso vari canali e alla fine non ci hanno lasciato scelta", ha detto il ministro della difesa in una intervista alla rete televisiva britannica BBC World.

08:25 Abu Mazen: si sarebbe potuto evitare il massacro di Gaza

Se le fazioni palestinesi avessero continuato il dialogo, si sarebbe potuto evitare il massacro di Gaza. Lo ha affermato il presidente palestinese Mahmud Abbas (Abu Mazen), in una conferenza stampa al Cairo con il ministro degli esteri egiziano, Ahmed Abul Gheit.

08:24 Israele richiama i riservisti

Il governo israeliano ha autorizzato oggi il richiamo alle armi di 6.500 riservisti, sia di unità combattenti sia della protezione civile. Lo ha riferito oggi a Gerusalemme una fonte governativa a conclusione della riunione del consiglio dei ministri. In precedenza il ministro della difesa Ehud Barak non aveva escluso la possibilità di un'operazione di terra, oltre a quella dell'aviazione in corso da ieri, contro Hamas.

08:24 Hamas minaccia di uccidere esponenti del governo israeliano

In ritorsione agli attacchi di Israele nella Striscia di Gaza che in due giorni hanno causato quasi 300 morti, Hamas minaccia di uccidere esponenti del governo israeliano. Lo riferisce il quotidiano israeliano Haaretz nel suo sito internet. Fatah Hamad, un alto dirigente del movimento islamico palestinese, ha dichiarato che ad essere presi di mira per primi saranno il ministro degli esteri Tzipi Livni e quello della difesa Ehud Barak.

08:23 Cina: "Scioccata e seriamente preoccupata per operazioni militari"

La Cina "è scioccata e seriamente preoccupata per le operazioni militari in corso a Gaza, che hanno causato un gran numero di morti e feriti - afferma il vicepremier cinese Li Keqiang in un comunicato -, e chiede con forza che le parti in causa cessino immediatamente le loro operazioni militari ed adottino misure realistiche per smorzare le tensioni a Gaza".

08:21 Papa: "Addolorato per morti e feriti"

La "Terrasanta...è nuovamente sconvolta da uno scoppio di inaudita violenza". Lo ha rilevato il Papa dopo l'Angelus, dicendosi "profondamente addolorato per i morti, i feriti, i danni materiali, le sofferenze e le lacrime delle popolazioni vittime di questo tragico susseguirsi di attacchi e rappresaglie. La patria terrena di Gesù - ha aggiunto - non può continuare ad essere testimone di tanto spargimento di sangue".

08:20 Gaza, bombardato ministero dell'Iterno di Hamas

L'aviazione israeliana ha bombardato la sede del ministero dell'Interno di Hamas a Gaza. Lo hanno riferito fonti vicine al movimento palestinese. Se confermato, si tratterebbe del primo attacco diretto contro un edificio del governo dall'inizio dell'offensiva militare israeliana nella Striscia di Gaza.

08:18 Onu, Ban Ki-moon in contatto con Olmert e leader arabi

Dopo l'appello alla fine delle violenze nella Striscia di Gaza lanciato dal Consiglio di Sicurezza dell'Onu, il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, ha avuto contatti telefonici con il premier israeliano Ehud Olmert, con i presidenti palestinese, Abu Mazen, egiziano, Hosni Mubarak, siriano, Bashar al-Assad, e con altri leader arabi. Il numero uno del Palazzo di Vetro si è anche consultato con il 'Quartetto di Madrid', i mediatori mediorientali di Ue, Usa, Onu e Russia.

08:17 Onu, Israele consente il transito di aiuti umanitari

Israele, aggiunge l'agenzia delle nazioni unite Ocha, ha consentito ieri, attraverso il valico di Kerem Shalom, il passaggio di 21 autocarri con aiuti umanitari: sette carichi di farmaci e materiale sanitario e 14 con grano e farina. Ocha tuttavia sottolinea che l'Unrwa, l'agenzia dell'Onu che assiste centinaia di migliaia di profughi palestinesi, continua a non avere scorte di grano nei suoi magazzini di Gaza.

08:15 Onu: 280 morti e 900 feriti

Le Nazioni unite stamane a Gerusalemme hanno diffuso, con un comunicato del portavoce di Ocha (united nations office for the coordination of humanitarian affairs), un primo bilancio ufficiale delle vittime civili palestinesi dei bombardamenti aerei israeliani, aggiornato alle ore 16 di ieri. Ocha riferisce che su 280 morti (in buona parte agenti della polizia civile), 20 sono bambini e 69 adulti, tra i quali 9 donne. I feriti sono almeno 900, dei quali 115 in condizioni critiche.

08:13 Gaza, colpita l'università islamica

I jet israeliani hanno colpito nelle ultime ore l'università islamica di gaza. Bersagliato anche un edificio governativo, centri chiave del potere di Hamas nella Striscia.

08:12 Gaza, rimasto ferito nei raid anche il caporale Gilad Shalit

Il caporale Gilad Shalit, ostaggio dei Miliziani palestinesi della striscia di gaza dal giugno 2006, sarebbe rimasto ferito durante uno dei raid dell'aviazione israeliana su Gaza. Lo ha riferito oggi la radio militare israeliana, citando una fonte di Hamas, secondo quanto riporta il sito web del quotidiano Hàaretz. La fonte ha detto anche che Hamas intende comunque proteggere il caporale israeliano.

08:10 Gaza, decine di raid aerei nella notte

L'aviazione israeliana ha lanciato decine di raid aerei sulla Striscia di Gaza durante la notte, uccidendo sette palestinesi, tra i quali sei bambini. Lo affermano fonti ospedaliere. Tra le vittime quattro bimbe di età comprese tra 1 e 12 anni che facevano parte di una stessa famiglia e abitavano presso la moschea della città di Jabaliya, obiettivo di uno dei raid.

 

 

 

L'OFFENSIVA

I tank alle porte di Gaza

pronto l'attacco di terra

I morti sono 300, Israele richiama i riservisti

dal nostro inviato MARCO ANSALDO

I tank alle porte di Gaza pronto l'attacco di terra

GAZA brucia. L'odore delle cento tonnellate di bombe cadute dal cielo negli ultimi due giorni arriva fin qui, a pochi metri dalle porte della Striscia, sigillata da Israele e completamente impermeabile a ogni ingresso.

L'Operazione "Piombo fuso" va avanti, e prepara adesso il nuovo scenario: l'intervento di terra. Al valico di Erez, mimetizzati a fatica dietro una boscaglia rada, grossi carri armati attendono acquattati come animali pronti a destarsi all'improvviso dal letargo. Con la luce dell'alba sono comparsi all'orizzonte, muovendo la scenografia statica del confine. Dalle retrovie ne sono apparsi altri, con i soldati che saltavano giù dalla torretta e si abbracciavano.

Gerusalemme ha richiamato i riservisti: 6500. Non si aspettavano di essere allertati di sabato, il giorno sacro per gli ebrei. Alcuni riposavano dal lavoro, o pensavano di fare una gita. Nel giro di un'ora hanno messo la divisa in un sacco, baciato la moglie, e adesso stanno per arrivare. Ehud Barak, il soldato più decorato d'Israele oggi a capo di quella perfetta macchina da guerra che sono le sue Forze armate, lo ha detto chiaramente: "Le operazioni potrebbero essere ampliate e approfondite, secondo le necessità". Tradotto dal linguaggio della burocrazia: siamo pronti a far seguire ai raid aerei un intervento con le truppe di terra.

Adesso la Striscia è saldata su ogni lato, tranne che dal mare. Lungo questi quarantacinque chilometri di lunghezza per i poco più di dieci di larghezza, Barak ha dispiegato in un lampo l'unità dei paracadutisti e i soldati della Brigata Golani, due fra le migliori e più efficienti strutture per l'attacco terrestre. I giovani soldati sembrano far festa attorno al fuoco che accendono per riscaldarsi. Il morale è alto. Il rancio abbondante. Tutt'altra cosa rispetto alla fame patita e alla mancanza di carburante per la gente di Gaza, al di là dell'inferriata. "Per ora - dice uno scalpitante sottufficiale - non abbiamo nessun ordine di entrare. Ma siamo assolutamente pronti a farlo".

I tonfi sordi dei bombardamenti continuano ad arrivare, assieme alle zaffate di piombo. "L'aviazione - gracchia da una tenda la radio militare - ha raggiunto 240 obiettivi in due giorni". I morti dell'offensiva israeliana, dicono fonti mediche palestinesi, sono saliti ormai a quota 300.

L'attacco si è esteso a sud, al valico di Rafah, spezzando i tunnel che collegano la Striscia al Sinai egiziano. Vitali per la gente di Gaza. Perché da lì giungono, in regime di contrabbando, da un anno e mezzo - cioè da quando vigono il blocco e l'embargo del territorio in mano al movimento islamico - gli aiuti, il cibo e il petrolio necessari a vivere e scaldarsi. I raid hanno colpito quaranta gallerie, su un totale di qualche centinaia, attive sottoterra. E in serata secondo Hamas i caccia avrebbero colpito l'università islamica.

Hamas non è stata a guardare la seconda giornata di bombe piovute dal cielo. Dopo i proclami e i propositi di vendetta, ieri ha sparato una ventina di missili, i Grad da 122 millimetri - equivalenti ai Katyusha e più potenti rispetto ai vecchi e sfiatati Qassam - dotati quindi di una gittata più lunga. Fino a 40 chilometri. Abbastanza per raggiungere la città di Ashdod, colpita due volte. E per minacciare così, oltre alla già vessata Sderot, anche Ashkelon. Mai nessun razzo si era spinto così in profondità in territorio israeliano. I razzi non hanno fatto vittime, dopo che sabato un uomo era stato ucciso. Ma il Comando delle retrovie ha adottato subito misure speciali per difendere la popolazione civile di Beer Sheva, il centro principale del Negev, dove vivono 200 mila persone.

L'offensiva non è ancora terminata, e gli esperti di cose militari già tirano le prime somme. Un piano perfetto, dicono, finora. "Piombo fuso" ha spazzato via una quarantina di strutture di Hamas - oltre a diverse vittime civili - nel giro di 3 minuti. Un attacco molto simile all'Operazione "Shock and awe" lanciata nel 2003 dagli americani in Iraq. Come gli Usa a Bagdad, infatti, gli israeliani hanno bombardato simultaneamente un numero congruo di obiettivi, individuati per tempo dall'intelligence. Da consumato stratega, Barak aveva dato disposizioni di preparare l'intervento sei mesi fa, quando i diplomatici stavano ancora negoziando il cessate il fuoco con Hamas. E il movimento integralista islamico è stato preso di sorpresa.

L'offensiva si è poi sviluppata grazie a una sottile campagna di disinformazione. Quando venerdì il ministro della Difesa ha fatto aprire la frontiera con la Striscia, nessuno pensava a un attacco imminente. Lo stesso quando è stata diffusa la notizia di una riunione di governo dell'ultimo minuto, convocata dal premier Olmert per domenica, adombrando un possibile spiraglio per una nuova tregua. Alcuni, a quel punto, si aspettavano l'attacco non prima di lunedì, quantomeno. I raid sono invece partiti sabato, giornata di festa in Israele.

Dettagli che deliziano i palati machiavellici, ma che indispongono gli altri. Le feste di Natale avevano conosciuto fin qui un record di afflussi, dopo anni di magra. Ora gli alberghi di Israele e Palestina, zeppi il 25 e carichi di prenotazioni per il veglione di Capodanno, ricevono continui ordini di cancellazioni. E Betlemme, così bella

(29 dicembre 2008)

 

 

Gaza, l'inferno nella scuola

quei sogni spezzati degli studenti

Otto morti dopo il raid al "Training Center" dell'Onu

dal nostro inviato FRANCESCA CAFERRI

Gaza, l'inferno nella scuola quei sogni spezzati degli studenti

DIVENTARE falegname, aiuto farmacista, tecnico dell'elettricità. Avevano sogni forse piccoli ma reali, gli otto ragazzi che sono morti sabato durante uno dei primi raid israeliani su Gaza.

Come migliaia di coetanei erano a scuola, un istituto professionale gestito dalle Nazioni Unite, quando sono cadute le prime bombe. Terrorizzati, sono fuggiti dall'edificio, solo per essere colpiti nel cortile, che dista 200 metri dall'edificio dove ha sede il governo di Hamas, obiettivo dell'attacco. Altri venti loro compagni sono stati feriti: alcuni sono in gravi condizioni.

La storia dei ragazzi del Gaza Training Center è diventata uno dei simboli della tragedia che si vive nella Striscia. "Avevano tutti 17 o 18 anni - racconta Sami Mshasha, funzionario dell'Unrwa, l'agenzia Onu che si occupa dei palestinesi e che gestisce l'istituto - erano lì per imparare un mestiere, per non restare in strada. La fine che hanno fatto è orribile".

Quando la bomba ha colpito la scuola molti studenti sono riusciti a ripararsi: per quelli più vicini al palazzo del governo però non c'è stato scampo: "Le nostre guardie hanno cercato di tirarli fuori, ma era impossibile - prosegue il funzionario - è stato difficile anche far arrivare le ambulanze in quel caos. C'erano genitori che urlavano, altri che arrivavano di corsa a cercare i loro ragazzi. Abbiamo chiesto ufficialmente che il governo israeliano apra un'inchiesta, perché questo per noi dimostra che l'operazione non è stata affatto chirurgica come dicono. Ma oggi non possiamo evitare di farci delle domande: forse avremmo dovuto tenere le scuole chiuse quel giorno. C'era molta tensione. Magari abbiamo sbagliato noi. Ed ora è troppo tardi".

I dubbi di Mshasha sono condivisi da molti, nella Striscia: quando gli attacchi israeliani sono cominciati, sabato mattina, molte scuole erano nel pieno delle lezioni. In quelle con il doppio turno la prima rotazione stava terminando e la seconda iniziando. Per questo le bombe hanno sorpreso tanti bambini fuori casa o nelle aule, e tanti genitori in strada mentre correvano per andare a prendere i figli. Sul quotidiano Haaretz Hamira Hass, la giornalista israeliana che meglio conosce Gaza, ha raccontato ieri le storie di padri e madri stretti fra l'angoscia per i bombardamenti e quella per il destino dei figli. "Sono arrivato alla scuola di mia figlia e mi sono trovato di fronte centinaia di ragazzine che scappavano urlando. Ero il primo adulto che arrivava lì. Si sono strette intorno a me piangendo", le dice un genitore, Abu Muhammad. La maestra, Umm Salah, racconta come abbia dovuto portare soccorso ai bambini della sua classe feriti dai vetri rotti. Solo dopo è potuta correre alla ricerca dei suoi figli: "Alcuni dei miei alunni hanno iniziato a piangere. Altri sono rimasti in silenzio, paralizzati".

Uno dei figli dell'insegnante era in strada quando la madre l'ha trovato. Il maggiore si era già rifugiato a casa, accolto da una nonna terrorizzata. "Ho pensato di accendere la tv per calmarli, ma poi ho visto le immagini. L'ho spenta e li ho mandati a fare i compiti".

Mshasha teme che ricordi come questi segneranno in maniera indelebile gli allievi non soltanto dell'istituto professionale Unrwa, ma anche delle altre scuole. "Negli ultimi mesi abbiamo riscontrato un tasso di attenzione molto minore. I ragazzi arrivavano a scuola affamati, perché a casa non c'era nulla da mangiare. O depressi, perché non vedevano futuro e capivano che anche i genitori non possono far nulla per loro.

Abbiamo riattivato le mense, e creato servizi di assistenza psicologica. Ma di fronte a una strage così, o di fronte alla morte dei tuoi compagni di banco con che spirito potranno tornare?".

Una domanda che riguarda migliaia di allievi. L'Unrwa gestisce il principale sistema educativo di Gaza: 200mila studenti, 9000 insegnanti e 240 edifici scolastici su cui si basa di fatto l'accesso all'istruzione di un'intera generazione di bambini e ragazzi palestinesi. "Spero che torneranno. Anche perché non hanno altro", conclude il funzionario.

(29 dicembre 2008)

 

 

 

 

 

Gaza, nuovi raid israeliani in corso

Hamas: "Almeno 400 le vittime"

Barak: "Possibile operazione terrestre"

Il dato sui morti fornito da un portavoce del movimento islamico: i feriti sarebbero un migliaio. Lancio di razzi contro diverse località del Sud di Israele. Il Consiglio di sicurezza dell'Onu chiede il cessate fuoco. Abu Mazen accusa: "Il massacro si poteva evitare"

 

12:11 Appello del papa per la pace: "Chiedo umanità e saggezza"

"Imploro la fine di quella violenza, che è da condannare in ogni sua manifestazione e il ripristino della tregua nella striscia di Gaza; chiedo un sussulto di umanità e di saggezza in tutti quelli che hanno responsabilità nella situazione, domando alla comunità internazionale di non lasciare nulla di intentato per aiutare israeliani e palestinesi ad uscire da questo vicolo cieco e a non rassegnarsi...alla logica perversa dello scontro e della violenza". E' l'appello del Papa dopo l'Angelus, di fronte alla nuova escalation di violenza in Terra Santa.

12:03 Ramallah, manifestazione pro Hamas in roccaforte di Al Fatah

Per la prima volta dopo gli scontri di Gaza del giugno del 2007 che hanno sancito la guerra tra le due principali fazioni palestinesi, le bandiere verdi del movimento radicale islamico appaiano di nuovo a Ramallah, 'capitale' dell'Anp guidata dai rivali di Hamas, Al Fatah. Una folla di migliaia di persone è scesa nelle strade di, ritrasmessa in diretta dalla tv araba Al Jazeera, per protestare contro la massiccia offensiva israeliana sulla striscia.

11:56 Iran, l'ayatollah Khamenei si appella ai musulmani

La massima autorità spirituale dell'Iran, l'ayatollah Ali Khamenei ha ordinato a tutti i musulmani del mondo di difendere i palestinesicontro gli attacchi israeliani. Lo riferisce la televisione iraniana.

11:49 Esercito Israele: "Colpiti 230 obiettivi"

Gli aerei israeliani, ha fatto sapere l'esercito, hanno colpito 230 obiettivi nella Striscia di Gaza. "Tra questi infrastrutture di Hamas che comprendono edifici, depositi di armi e aree di lancio dei razzi" su Israele, ha detto una portavoce.

11:22 Fonti anonime dell'Anp: "Pronti a sostituire Hamas"

L'autorità nazionale palestinese (Anp) è pronta a tornare nella Striscia di Gaza e ad assumerne il controllo, se "Israele riuscirà a liberarsi del regime di Hamas". "Sì siamo pronti a tornare a Gaza - ha detto un funzionario dell'Anp al quotidiano israeliano The Jerusalem Post - crediamo che la gente sia stufa di Hamas e voglia vedere un nuovo governo". Un altro funzionario ha fatto sapere che il partito Al Fatah, del presidente palestinese Abu Mazen, ha dato istruzione a tutti i suoi membri presenti a Gaza di tenersi pronti a tornare al potere. "Abbiamo un numero sufficiente di uomini nella Striscia di Gaza pronti a riempire il vuoto di potere - ha aggiunto - naturalmente tutto dipende da Israele, se riuscirà a liberarsi del regime di Hamas".

11:05 Hamas: "Le vittime sono 400, oltre 1000 i feriti"

Secondo in portavoce di Hamas sono 400 i morti e oltre 1000 i feriti provocati dagli attcchi israeliani contro la Striscia di Gaza.

11:03 Carri armati israeliani schierati al confine con la Striscia di Gaza

Carri armati israeliani sono schiarati al confine meridionale del paese con la Striscia di Gaza. Lo testimoniano le immagini mandate in onda poco fa dalla televisione israeliana.

10:45 Frattini: "Prima cosa da fare è cessate il fuoco"

"La primissima cosa da fare è un'immediata tregua, la cessazione immediata di lanci di missili di Hamas e, ovviamente, anche la sospensione della reazione israeliana. Entrambi gli elementi sarebbero fondamentali ma occorrono subito". Così il ministro degli Esteri Franco Frattini ai microfoni del Gr Rai, sulla crisi israelo-palestinese. "La prima cosa da fare è ripristinare la tregua e l'immediato cessate il fuoco - ha ribadito il ministro - Quel cessate il fuoco che, purtroppo, Hamas aveva violato, e che ha provocato tante vittime innocenti. E' chiaro che anche Israele deve esercitare la moderazione in questa reazione, fermo restando, il suo diritto a difendersi quando la sua sicurezza è minacciata".

10:30 L'Egitto accusa Hamas: "Impediscono trasferimento dei feriti"

"Noi abbiamo aperto il valico di Rafah e aspettiamo che i feriti di Gaza lo attraversino, ma questo non è permesso loro". Lo ha affermato il ministro degli esteri egiziano, Ahmed Abul Gheit, nella conferenza stampa congiunta con il presidente palestinese, Abu Mazen. Alla domanda di un giornalista di chi impedisca il trasferimento dei feriti in Egitto, Abul Gheit ha risposto: "Chiedetelo a chi ha il controllo del territorio a Gaza", con evidente riferimento al movimento integralista di Hamas, che ha assunto il potere nella Striscia dal luglio 2007.

10:29 Missili israeliani colpiscono quartier generale sicurezza Hamas

"Tre missili hanno colpito Al Saraia, il complesso di edifici che ospita il quartier generale della sicurezza di Hamas e degli uffici del suo governo" a Gaza City. E' quanto ha riferito la tv satellitare araba Al Jazeera che ha mostrato in diretta una enorme colonna di fumo che si alza dal luogo dove hanno colpito i missili. La stessa emittente dà notizia di un altro raid dell'aviazione israaeliana che "ha distrutto la sede dell'edificio della provincia di Rafah" nel sud della Striscia.

10:10 Abu Mazen: "Non è il momento di parlare di divisioni"

"Io sono il presidente di tutto il popolo palestinese e devo fermare lo spargimento di sangue. Non è il momento di parlare di divisioni". Ha risposto così il presidente dell'Autorità Nazionale Palestinese (Anp), Abu Mazen, ad un giornalista egiziano che attribuiva alle divisioni tra i palestinesi l'origine dell'operazione militare israeliana 'Piombo Fuso', cominciata ieri.

09:59 Per ministro difesa Barak "operazioni non saranno brevi"

Il ministro della Difesa israeliano Barak ha avvertito che le operazioni militari non saranno di breve durata e nemmeno facili e Israele dovrà dare prova di fermezza. Fonti informate riferiscono intanto di un limitato richiamo alle armi di unità di riservisti e di movimenti di blindati in direzione del confine con la striscia di Gaza.

09:54 Al Jazeera: "Vita a Gaza è semiparalizzata"

"Anche stamane, continuano i raid israeliani sulla striscia di Gaza. La vita quotidiana nella striscia è semiparalizzata e la gente non esce di casa neanche per fare le compere dei generi alimentari di prima necessità". Descrive così il corrispondente della tv araba Al Jazeera la situazione a gaza nella seconda giornata della massiccia offensiva militare israeliana.

09:50 Presidente Abu Mazen: "Palestinesi potevano evitare massacro"

"I palestinesi avrebbero potuto evitare i massacri in corso a Gaza". Lo ha affermato il presidente dell'Autorità nazionale palestinese Abu Mazen, esponente di Al Fatah, partito rivale di Hamas.

09:13 Lancio di razzi contro centri del sud di Israele

Una salva di razzi, sparati da Gaza, è caduta stamane in diversi centri del sud di Israele, come Ashkelon, Sderot, Gan Yavne e Ashdod. In queste località sono state azionate le sirene d'allarme. Non si ha notizia di vittime e neppure di danni.

09:11 Ministro difesa Israele: "Possibile operazione terrestre a Gaza"

Una operazione terrestre contro Hamas a Gaza è possibile.

Lo ha detto stamani il ministri israeliano della Difesa, Ehud Barak, in una dichiarazione riferita da un portavoce del suo ministero.

09:09 Consiglio sicurezza Onu chiede fine attività militari a Gaza

Il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha lanciato un appello alla fine di tutte le attività militari nella striscia di Gaza. Si tratta, secondo la prassi del massimo organo dell'Onu spesso seguita in simili casi, di una dichiarazione del presidente del Consiglio stesso, il rappresentante croato Neven Jurica. La richiesta non ha valore vincolante.

09:07 Vittime palestinesi sono 271 secondo fonti mediche

Fonti mediche hanno riferito oggi che i morti tra i palestinesi nelle ultime 24 ore a causa dei raid israeliani sono 271. I feriti sono almeno 620. "Abbiamo contato 271 morti e 620 feriti da ieri. Sei sono i morti negli ultimi attacchi", ha detto Nouawiya Hassanein, responsabile dei servizi di emergenza della Striscia di Gaza.

 

 

 

 

 

Prima l'appello di Solana, poi quello di Ban Ki-moon a israeliani e palestinesi

La preoccupazione di Sarkozy. Il monito della Russia. Usa: "Non colpire i civili"

Ue e Onu: "Cessate il fuoco immediato"

Rice: "Ma Hamas ha rotto la tregua"

Berlusconi: il dialogo è l'unica strada possibile per la soluzione del conflitto

Frattini: rilanciare l'attività politica per arrivare a una pace duratura nell'area

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Ue e Onu: "Cessate il fuoco immediato" Rice: "Ma Hamas ha rotto la tregua"

Soccorsi a Gaza

BRUXELLES - Condanna, invito alla cessazione delle ostilità, seppure con alcuni distinguo. La comunità internazionale risponde all'attacco israeliano a Gaza, dove sono morte oltre 200 persone. L'alto rappresentante per la Politica estera dell'Unione Europea, Javier Solana, ha invocato un "cessate il fuoco immediato" nella Striscia. "Siamo preoccupati per la situazione a Gaza", ha detto uno dei suoi portavoce. "Chiediamo un cessate il fuoco immediato e chiediamo a tutti di mostrare la più grande moderazione. Bisogna fare il possibile per rinnovare la tregua".

Un appello in tal senso anche dal presidente della Repubblica francese Nicolas Sarkozy, che ha chiesto la "cessazione immediata" delle violenze in Israele e a Gaza, "dei lanci di missili su Israele, così come dei bombardamenti israeliani su Gaza". Sarkozy ha espresso la sua "più viva preoccupazione per l'escalation della violenza" nell'area. Il presidente francese - è detto nel comunicato dell'Eliseo - "condanna le provocazioni irresponsabili che hanno portato a questa situazione così come l' uso sproporzionato della forza". Sarkozy "deplora le importanti perdite civili ed esprime le sue condoglianze alle vittime innocenti e alle loro famiglie" e "ricorda che non esiste una soluzione militare a Gaza e chiede l'instaurazione di una tregua durevole".

Dal Regno Unito arriva "profonda inquietudine" per i raid. Londra chiede al governo dello Stato ebraico "il massimo della moderazione" e l'interruzione "immediata" dei lanci di razzi su Israele da Gaza. Anche la Russia, attraverso una nota del ministero degli Esteri, ha chiesto a Israele di fermare "la massiccia offensiva" contro Gaza, e ad Hamas di fermare i lanci di razzi contro le comunità israeliane nel Negev.

Il segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, ha duramente condannato il lancio di razzi contro Israele e ha chiesto un immediato cessate-il-fuoco tra lo Stato ebraico e la Striscia di Gaza. Secondo Rice, la responsabilità della sospensione della tregua è tutta da imputarsi ad Hamas. In precedenza, un comunicato della Casa Bianca aveva chiesto a Israele di evitare vittime tra i civili, senza chiedere l'interruzione dei bombardamenti aerei, invitando Hamas a interrompere il lancio di Qassam. "I ripetuti lanci di razzi da parte di Hamas contro Israele devono cessare perché la violenza finisca. Hamas deve porre fine alle sue attività terroristiche se vuole giocare un ruolo nel futuro del popolo palestinese", aveva detto il portavoce Gordon Johndroe. "Gli Stati Uniti inoltre chiedono ad Israele di evitare vittime tra i civili mentre colpisce Hamas a Gaza".

Per l'Italia, l'invito di Silvio Berlusconi ad ambo le parti affinché cessino le ostilità: "Il dialogo è l'unica strada per la soluzione del conflitto", dice il premier, che, si legge in una nota di Palazzo Chigi, "segue con preoccupazione il riaccendersi degli scontri in Israele e nella striscia di Gaza che stanno provocando numerose vittime e feriti anche tra la popolazione civile".

"Il Presidente Berlusconi - è scritto - auspica che questa nuova ondata di scontri non degeneri ulteriormente e chiede alle parti in causa di cessare subito i lanci di razzi su Israele così come i bombardamenti sulla striscia di Gaza. Solo attraverso il dialogo, e non certo con le provocazioni e il ricorso alle armi, potrà essere trovata - conclude il premier - una soluzione stabile e duratura al conflitto in atto".

A sua volta, il ministro degli Esteri, Franco Frattini, ha espresso, attraverso una nota, la condanna forte e senza riserve verso lancio indiscriminato e senza alcuna giustificazione di razzi da parte di Hamas, chiedendone l'immediata cessazione; d'altro canto, ha invitato Israele, pur nell'esercizio del suo diritto all'autodifesa, a tener conto della già difficile condizione di Gaza e della necessità di salvaguardare vite umane innocenti. Frattini ribadisce l'urgenza di rilanciare l'iniziativa politica per la continuazione del processo riavviato ad Annapolis un anno fa, perché si arrivi a un accordo di pace che si fondi sul principio di due popoli e due Stati che vivano l'uno accanto all'altro in pace e sicurezza.

"L'odio crescerà ancora e le speranze di pace torneranno ad allontanarsi - ha detto il direttore della sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi -. "Certamente, sarà un colpo durissimo per Hamas. Allo stesso tempo è assai probabile che anche le vittime innocenti non mancheranno, anzi saranno numerose" - afferma il gesuita, che non menziona il viaggio del papa previsto a maggio in Terra Santa. "Per quanto atteso", l'attacco israeliano, "impressiona per le sue proporzioni e per il numero delle vittime", ha affermato Lombardi ai microfoni di Radio Vaticana, di cui è direttore generale.

Arriva anche l'appello del segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon. "Gravemente allarmato per le violenze e il sangue sparso a Gaza e per il proseguimento delle violenze nel sud di Israele", Ban ha chiesto la fine "immediata" di tutte le violenze.

"Pur riconoscendo le preoccupazioni di Israele per il proseguire degli attacchi con missili da Gaza", il capo dell'Onu ha ribadito "l'obbligo di Israele al rispetto della legge umanitaria internazionale e dei diritti umani" e ha condannato "l'eccessivo uso della forza che ha portato all'uccisione e al ferimento di civili".

Ban ha d'altra parte condannato "gli attacchi da parte dei militanti palestinesi" e si è detto "profondamente turbato che i ripetuti appelli a Hamas per farli cessare siano andati inascoltati". Ban ha ribadito i precedenti appelli perché le scorte umanitarie siano fatte entrare a Gaza e ha preso immediato contatto con i leader internazionali e della regione inclusi i leader del Quartetto in uno sforzo di por fine rapidamente alla violenza.

(27 dicembre 2008)

 

 

 

 

 

 

 

L'UNITA'

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http://www.unita.it

2008-12-28

Gaza, colpita l'università, ferito Shalit

Sette palestinesi, fra cui sei bambini, sono morti nei raid aerei compiuti dagli israeliani sulla Striscia di Gaza la notte scorsa, secondo fonti ospedaliere palestinesi. Bombe su Gaza City, sulla costa, su Rafah dove si ammassano gli sfollati della guerra nel tentativo di varcare il confine e riparare nel vicino Egitto. Colonne di ambulanze, auto e blindati sono ferme lì ma il valico continua ad essere chiuso, nonostante gli appelli dei leader di Hamas e di Hezbollah libanese al governo del Cairo che invece ha inviato circa 3mila soldati di rinforzo per proteggere i cancelli. Una situazione di forte tensione che domenica sera ha innescato una delle tante sparatorie con l'uccisione di due militari egiziani, un ufficiale e un sottoufficiale.

Per alleviare la sofferenza dei civili- e migliorare l'immagine internazionale - il governo di Tel Aviv lunedì mattina ha autorizzato l'ingresso nella Striscia di Gaza di un centinaio di camion carichi di generi di prima necessità per la popolazione

locale. Nel frattempo le bombe, pur avendo come obiettivo ufficiale solo le postazioni militari di Hamas, non risparmiano edifici civili, abitazioni.

Proprio nel villaggio di confine di Rafah, (nella foto qui) le bombe hanno ucciso tre fratelli: un bambino piccolo e due adolescenti. Secondo le fonti militari israeliane erano dirette a un comandante di Hamas.

A Gaza City l'aviazione israeliana ha bombardato la sede del ministero dell'Interno di Hamas e l’università. Testimoni hanno visto il fumo alzarsi al di sopra dell'ateneo e hanno riferito che le bombe lanciate dagli aerei sono state sei. Distrutta anche una casa adiacente all’abitazione del premier di Hamas Ismail Haniyeh. E secondo Hamas nell’offensiva aerea sarebbe rimasto ferito anche caporale israeliano Ghilad Shalit, tenuto prigioniero dal giugno del 2006, un prigioniero prezioso per i miliziani che a lungo hanno messo la sua liberazione sul tavolo della trattativa per arrivare alla fine dell’assedio alla Striscia e alla liberazione di alcune centinaia di miliziani detenuti nelle carceri israeliane. Il ferimento del giovane caporale israeliano divenuto per Israele il simbolo della guerra con Hamas è stato confermato dalla radio israeliana che ha citato però media egiziani.

L'offensiva aerea israeliana contro il territorio governato da Hamas, scattata al termine della tregua unilaterale denunciata da Hamas lo scorso 19 dicembre e dopo che non è stato possibile arrivare ad alcun nuovo accordo nelle trattative condotte con la mediazione egiziana, ha fatto finora almeno 310 morti e 1.420 feriti, secondo un nuovo bilancio diffuso dal capo dei servizi d'emergenza di Gaza, Muauiya Hussanein. Secondo il funzionario palestinese, la maggior parte delle vittime è costituita da miliziani di Hamas, anche se molte di esse sono civili, fra cui numerosi bambini.

La rappresaglia di Hamas ha colpito Askelon, città israeliana di confine con la Striscia dove lunedì un israeliano è stato ucciso e altri sette sono rimasti feriti da un missile Grad che ha colpito un edificio in costruzione, secondo quanto riferito dal sindaco, Benny Vaknin. In Cisgiordania quattro israeliani sono stati accoltellati da un palestinese che si era infiltrato nell'insediamento di Kiryat Sefer. Le forze di sicurezza israeliane hanno aperto il fuoco contro l'aggressore, che è rimasto a sua volta ferito gravemente.

Per protesta verso il massacro di palestinesi operato dall’aviazione israeliana e contro l’annunciato intervento di terra continuano a susseguirsi manifestazioni in tutto il mondo arabo ma anche in Asia e in Occidente.Lunedì mattina presidi di protesta con il consueto rogo di bandiere bianche e azzurre con la stella di David sono stati inscenati a Jakarta in Indonesia e a Toronto in Canada. Ieri a Beirut folle sono tornate in piazza in solidarietà con i palestinesi e una manifestazione si è svolta anche a New York.

29 dicembre 2008

 

 

 

 

 

Gaza in fiamme. Israele schiera soldati anche a terra

Il giorno dopo l’offensiva israeliana nella Striscia di Gaza, i raid non si fermano. Non sono bastati i 271 morti che le fonti mediche palestinesi hanno contato insieme a 620 feriti. Nella Striscia è panico: un corrispondente della tv araba Al Jazeera, Walid Armoun, racconta che "molti abitanti ci hanno riferito di ricevere telefonate nelle loro case: all'altro capo del filo una voce che si presenta come "Esercito d'Israele" li avverte che devono lasciare le case perchè saranno obbiettivo dei missili". "I Jet F16 israeliani e gli elicotteri – racconta ancora Armoun – stazionano nel cielo praticamente in modo perpetuo e fanno partire i loro missili colpendo i luoghi da dove partono i razzi dei miliziani di Hamas, immediatamente dopo il loro lancio".

L’ultima incursione aerea dell’aviazione israeliana ha colpito Al Saraia, il complesso di edifici che ospita il quartier generale della sicurezza di Hamas e degli uffici del governo. Secondo la tv araba Al Jazeera un missile avrebbe "raso al suolo anche il carcere principale" di Hamas, che si trova nello stesso complesso, e non esclude che "sotto le macerie del carcere" ci siano numerosi detenuti che sarebbero "con ogni probabilità" morti. Un altro raid ha preso di mira la sede della Provincia di Rafah, nel sud della Striscia. Poco prima, a finire in fiamme era stato un camion cisterna nei pressi del valico di Rafah, così come tutte le case circostanti.

Le autorità israeliane confermano che l’offensiva andrà avanti, e il ministro della Difesa Ehud Barak ha spiegato di non aver avuto alternativa: "Hamas ha violato ripetutamente la tregua – dice – li abbiamo avvertiti più volte attraverso vari canali e alla fine non ci hanno lasciato scelta. Sono sette anni che ci bombardano con i loro razzi e i loro mortai – prosegue in un’intervista alla Bbc – ne hanno lanciati migliaia contro il nostro territorio, tre anni fa ce ne siamo andati da Gaza e hanno continuato, non potevamo più accettare una situazione del genere, nessun altro paese lo avrebbe fatto".

Insomma, per Barak, "è giunta l'ora di combattere: non voglio illudere nessuno: l'operazione non sarà facile e nemmeno breve". Ma l’operazione Piombo Fuso, oltre che dal cielo potrebbe colpire anche da terra. "Siamo pronti a tutte le eventualità e se necessario impiegheremo le truppe per difendere i nostri cittadini", ha detto il ministro Barak, che sta già facendo schierare centinaia di soldati con mezzi sulla frontiera sud di Israele.

Rischia di accendersi una nuova Intifada. Il leader politico di Hamas Khaled Meshaal, esiliato a Damasco, ha chiamato al martirio i palestinesi, promettendo che "la resistenza continuerà con nuove operazioni suicide". Sabato i palestinesi hanno risposto all’attacco israeliano lanciando razzi Qassam oltre il confine. Un missile ha centrato un appartamento uccidendo un israeliano di 55 anni e ferendone altri quattro.

Nella risoluzione del conflitto è cruciale il ruolo dell’Egitto, che sabato sera ha finalmente riaperto il valico di Rafah per consentire il passaggio dei medicinali e dei soccorsi. Ora però, sono proprio le autorità egiziane a denunciare la mancata collaborazione di Hamas: "Noi – dicono – abbiamo aperto il valico di Rafah e aspettiamo che i feriti di Gaza lo attraversino, ma questo non è permesso loro". Domenica, proprio a Il Cairo, si sono incontrati i ministri degli Esteri della Lega Araba, mentre circa duemila egiziani hanno manifestato per protestare contro l'attacco israeliano, accusando di "complicità" il presidente egiziano Hosni Mubarak, che giovedì aveva ricevuto il ministro degli Esteri israeliano Tzipi Livni. In realtà, Mubarak sabato ha condannato "le aggressioni militari israeliane" e ha attribuito "ad Israele la responsabilità, in quanto forza di occupazione, dei morti e dei feriti.

Da Il Cairo ha parlato anche il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese Abu Mazen: se le fazioni palestinesi avessero continuato il dialogo – sostiene – si sarebbe potuto evitare il massacro di Gaza. "Noi vogliamo proteggere la striscia di Gaza e non vogliamo, come dicono altri, la sua totale distruzione", ha detto il presidente dell'Anp riferendosi alla dichiarazione del premier del governo di Hamas, Ismail Haniyeh, secondo il quale non bisognerà arrendersi "neanche se tutta Gaza sarà distrutta".

28 dicembre 2008

 

 

 

 

Onu: "Fermate tutte le violenze"

L'Occidente chiede di fermare il massacro. Lo fa attraverso la voce dei suoi massimi rappresentanti, a parte dal segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon che ha chiesto "la fine immeditata di tutte le violenze a Gaza e nel sud di Israele".

Gli Stati Uniti stanno esercitando pressioni su Israele perchè faccia in modo che i raid diretti contro Hamas nella striscia di Gaza non facciano vittime civili. Washington ha inoltre avvertito il movimento integralista palestinese che deve interrompere i suoi attacchi con i razzi "se vuole che la violenza finisca". Nella dichiarazione del portavoce Gordon Johndroe la Casa Bianca non ha chiesto a Israele di interrompere i raid aerei che hanno ucciso almeno 200 persone a Gaza, ma invita a "evitare perdite civili mentre prende di mira Hamas a Gaza". Quanto a Hamas, "i missili sul territorio di Israele devono cessare se si vuole che finisca la violenza. Hamas deve fermare le sue attività terroristiche se intende avere un ruolo nel futuro del popolo palestinese".

Anche la Francia ha chiesto oggi la cessazione immediata del lancio di razzi su Israele così come dei bombardamenti israeliani su Gaza. Il presidente francese, Nicolas Sarkozy, tra i primi ad intervenire dopo la notizia degli scontri nella Striscia di Gaza, ha espresso la sua "più viva preoccupazione di fronte alla escalation della violenza nella parte meridionale di Israele e nella

Striscia di Gaza". Il capo dello Stato francese - si legge in un comunicato - "condanna con fermezza le provocazioni irresponsabili che hanno portato a questa situazione così come l'uso sproporzionato della forza", "ricorda che non esiste una soluzione militare a Gaza e chiede l'instaurazione di una tregua duratura".

Il premier britannico, Gordon Brown, si è detto "profondamente preoccupato dagli attacchi contro Israele e dalla rappresaglia israeliana con i bombardamenti sulla Striscia di Gaza. Chiedo ai militanti palestinesi di mettere immediatamente fine al lancio di razzi, progettati per creare distruzioni indiscriminate e per indebolire il processo di pace". Brown ha detto di capire "il senso del dovere del governo israeliano nei confronti della sua popolazione, ma Israele deve rispettare i suoi obblighi umanitari e fare di tutto per evitare vittime civili".

Con i raid israeliani sulla Striscia di Gaza "l`odio crescerà ancora e le speranze di pace torneranno ad allontanarsi", secondo il direttore della sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi. "Certamente, sarà un colpo durissimo per Hamas. Allo stesso tempo è assai probabile che anche le vittime innocenti non mancheranno, anzi saranno numerose. L`odio crescerà ancora e le speranze di pace torneranno ad allontanarsi", afferma il gesuita, che non menziona il viaggio del Papa previsto a maggio in Terra

Santa. "Per quanto atteso", continua Lombardi, l'attacco israeliano "impressiona per le sue proporzioni e per il numero delle vittime".

Anche Mosca chiede la fine immediata delle violenze in Medio Oriente. Commentando la notizia dei raid israeliani sulla Striscia di Gaza, Andrei Nesterenko, portavoce del ministero degli Esteri di Mosca ha rivolto un appello a Israele perchè "ponga fine alle sue attività belliche che hanno già causato gravi perdite e sofferenze tra la popolazione palestinese pacifica". Al tempo stesso si è rivolto all'organizzazione Hamas perchè sospenda gli attacchi con razzi sul territorio israeliano. I problemi del Medio Oriente, ha sottolineato il portavoce, devono essere affrontati e risolti al tavolo dei negoziati.

27 dicembre 2008

 

 

 

L'Italia: "Fermare subito le ostilità. Serve il dialogo"

Con una nota ufficiale di Palazzo Chigi l'Italia prende posizione ufficiale sugli scontri di Gaza: fermare subito le ostilità tra Isarele e la Palestina. Stop a razzi e bombardamenti. Serve il dialogo. Nella nota, firmata dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi si auspica, che "questa nuova ondata di scontri non degeneri ulteriormente e chiede alle parti in causa di cessare subito i lanci di razzi su Israele così come i bombardamenti sulla striscia di Gaza", poiché gli scontri "in Israele e nella striscia di Gaza stanno provocando numerose vittime e feriti anche tra la popolazione civile", scontri che il presidente "segue con preoccupazione". "Solo attraverso il dialogo - conclude Berlusconi - e non certo con le provocazioni e il ricorso alle armi, potrà essere trovata una soluzione stabile e duratura al conflitto in atto".

Accorato l'appello del Custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa: "La Comunità Internazionale deve fare pressione su tutte e due le parti. Spero intervenga con forza e con energia quanto prima. Temiamo che questo raid sia solo l'inizio", ha affermato Pizzaballa ai microfoni della Radio Vaticana, sottolinenado che l'intervento militare "era da lungo tempo annunciato da Israele: siamo in campagna elettorale e tutti devono mostrare i muscoli. Le provocazioni di Hamas anche erano evidenti. Purtroppo, siamo dentro ad un copione già scritto e visto molte volte. Temiamo di essere di fronte ad una escalation. E siamo disarmati di fronte a queste immagini e a queste situazioni. Da un lato, sì, c'era continuamente questo stillicidio creato dal governo di Hamas; dall'altro lato, anche questa violenza così inusitata, così eccessiva: siamo senza parole, ancora una volta, di fronte a situazioni così difficili che speriamo che prevalga il buon senso e che qualcuno riesca a mediare tra le parti".

Per padre Pizzaballa, questa situazione "si può risolvere solo con una forte politica capace di una grande lungimiranza" e "la comunità internazionale ha un ruolo importante". "Certamente - conclude - la pace non verrà presto e non verrà in maniera semplice: richiede uno sforzo unanime di tutti, comprese anche le autorità religiose, che richiederà tempo, educazione e lunga pazienza. Però, bisogna incominciare subito con questi sforzi, sicuramente".

"Quello in corso a Gaza è un massacro, non un bombardamento, è un crimine di guerra e ancora una volta nessuno lo dice", afferma padre Manule Musallam, parroco della Santa Famiglia a Gaza, all'agenzia di stampa delle missioni Misna. Il religioso contesta le notizie di una operazione mirata contro le strutture legate ad Hamas e ai gruppi responsabili di lanci di razzi Qassam in Israele: "nei bombardamenti - racconta - è morto anche uno dei miei migliori amici, il capo della polizia di Gaza, Tawfiq Jabben; cosa c'entra la polizia con Hamas? È vero che a Gaza comanda Hamas e che la polizia deve rispondere a loro, ma i poliziotti non hanno niente a che fare con la politica e men che mai sono terroristi". Musallam conferma le gravi perdite subite dalla polizia, il cui quartier generale sarebbe stato centrato da più di un razzo.

L'agenzia missionaria riferisce inoltre di notizie relative a un alto numero di civili innocenti, incluse donne e bambini. "È certo che ci siano vittime civili. In una zona così densamente popolata come Gaza è impossibile colpire un bersaglio senza colpirne anche altri" ha detto alla Misna Adnan Abu Hasna, responsabile della comunicazione dell'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa). "Gli ospedali - ha aggiunto - sono pieni di feriti e sono quasi già al collasso, anche perchè qui manca l'elettricità da una settimana e i medicinali scarseggiano".

"Quella israeliana è stata una rappresaglia sproporzionata", sostiene Vittorio Craxi, esponente del Partito socialista ed ex sottosegretario agli Esteri, che in una nota invita "l'Europa e il Governo italiano" a non restare "inermi di fronte ad una tragica carneficina in giorni di festa e promuovano tutte le azioni politiche più efficaci per impedire ulteriori massacri palestinesi".

Da Radio Vaticana sono risuonate anche le parole di stupore di padre Federico Lombardi, portavoce della sala stampa della Santa sede: "L'attacco delle forze armate di Israele contro le basi e le strutture di Hamas nella Striscia di Gaza era atteso fin dal momento in cui, terminata la tregua alcuni giorni fa, era ripreso il lancio di razzi e colpi di mortaio da Gaza verso i territori israeliani vicini. Per quanto atteso, impressiona per le sue proporzioni e per il numero delle vittime. Molto probabilmente le operazioni militari continueranno e le vittime cresceranno ancora". "L`odio crescerà ancora e le speranze di pace torneranno ad allontanarsi", afferma il gesuita, che non menziona il viaggio del Papa previsto a maggio in Terra Santa.

"La comunità internazionale agisca immediatamente per ottenere la sospensione dei bombardamenti israeliani su Gaza e la cessazione dei lanci di razzi di Hamas sui villaggi israeliani. tutto deve essere fatto in queste ore per far tacere le armi, evitando che un nuovo incendio bruci il Medioriente", dichiara Piero Fassino, ministro degli Esteri del governo ombra del Pd.

Si dice preoccupato dell’escalation di violenza anche il titolare della Farnesina Franco Frattini il quale rinvia però la soluzione del conflitto alla discussione sulla questione israelo-palestinese che, dice, "rappresenterà una priorità della presidenza italiana del G8 nel corso del 2009, in vista della conclusione di un accordo di pace che si basi sul principio di due popoli e due stati che vivano l'uno accanto all'altro in pace e sicurezza".

 

 

 

il SOLE 24 ORE

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2008-12-28

Gaza, nuovi raid israeliani.

Razzo su Ashkelon, un morto

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29 dicembre 2008

Gaza, Livni avverte Hamas: "Pronti all'offensiva di terra"

Il Papa "implora" per il ripristino della tregua (di Carlo Maroni)

VIDEO / I servizi di Sky Tg24

VIDEO / Le ragioni della Pace e le voci dal conflitto

PHOTOGALLERY / Il raid di Israele

RADIO24/ Un conflitto che rischia di allargarsi (Ugo Tramballi a Radio24)

Sono proseguiti per tutta la notte i bombardamenti dei jet israeliani sulla Striscia di Gaza, cominciati sabato mattina, che hanno fatto finora oltre 300 morti tra i palestinesi, in gran parte poliziotti di Hamas. Nei raid sono state distrutte l'Università islamica e la sede del ministero dell'Interno di Hamas, due obiettivi simbolo del potere del gruppo integralista.

Fonti ospedaliere locali hanno riferito che nei raid della scorsa notte sono rimasti uccisi sette palestinesi, tra cui sei bambini. Quattro bambini di età compresa tra uno e 12 anni sono rimasti uccisi in un raid aereo a Jabaliya, nel nord della Striscia. Abitavano in una casa situata nei pressi di una moschea bombardata dai jet israeliani. Altri due bambini sono morti a Rafah, nel sud della Striscia. La settima vittima è un attivista di Hamas.

Intanto oggi Israele riaprirà due valichi della Striscia per far entrare un centinaio di camion con generi di prima necessità per la popolazione locale.

Hamas ha risposto ai raid sparando ieri una ventina di razzi contro il sud di Israele, senza fare vittime. Un razzo sparato dai gruppi armati palestinesi è caduto nei pressi di Ashkelon, nel sud di Israele, uccidendo un civile israeliano e ferendone altri sette. Altri due hanno colpito per la prima volta la città di Ashdod, che si trova a oltre 30 chilometri della Striscia.

Le truppe israeliane si sono ammassate ieri nei pressi del confine con la Striscia, in attesa di lanciare un'operazione di terra. In una intervista concessa al Tg1, il ministro degli Esteri israeliano, Tzipi Livni, ha chiarito che il lancio di una offensiva di terra dipenderà da Hamas. "Non vogliamo un'offensiva prolungata", ha detto Livni, "ma se tutti gli altri mezzi si rivelassero inefficaci a fermare i lanci, saremmo costretti a utilizzare tutti i mezzi a disposizione".

La radio israeliana, intanto, ha riferito, citando fonti di stampa egiziane, che nei bombardamenti sarebbe rimasto ferito anche Gilad Shalit, il soldato rapito dalle milizie palestinesi nel giugno 2006 e da allora prigioniero di Hamas nella Striscia di Gaza.

 

Il ministro Livni avverte Hamas:

"Pronti all'offensiva di terra"

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28 dicembre 2008

Il Papa "implora" per il ripristino della tregua (di Carlo Maroni)

VIDEO / I servizi di Sky Tg24

VIDEO / Le ragioni della Pace e le voci dal conflitto

PHOTOGALLERY / Il raid di Israele

RADIO24/ Un conflitto che rischia di allargarsi (Ugo Tramballi a Radio24)

L'eventuale offensiva di terra israeliana nella Striscia di Gaza "dipende da Hamas". Lo ha chiarito il ministro degli Esteri di Israele, Tzipi Livni, in un'intervista esclusiva rilasciata al Tg1 da Sderot, la città più bersagliata dai razzi Qassam dei militanti del movimento islamico. "Non vogliamo un'offensiva prolungata", ha detto la signora Livni, "ma se gli altri mezzi si rivelassero inefficaci a fermare i lanci, saremmo costretti a utilizzare tutti i mezzi a disposizione".

Il capo della diplomazia dello Stato ebraico ha ricordato che "prima dell'operazione militare i cittadini israeliani erano quotidianamente obiettivo dei razzi di Hamas lanciati da Gaza". Adesso, ha indicato, "siamo determinati a cambiare questa realtà". Da più parti si chiede a Israele di scongiurare morti civili nei suoi raid: "Cerchiamo di evitare ogni vittima civile", ha ricordato Livni, "non perché il mondo ce lo chiede, ma perché questo è un valore nel quale crediamo. Vogliamo colpire Hamas, non i palestinesi vittime del suo regime".

La comunità internazionale ha chiesto a entrambe le parti di fermare i combattimenti. "Non posso accettare che Israele e Hamas vengano messi sullo stesso piano", ha puntualizzato il ministro degli Esteri, "Israele è uno stato di diritto, che aspira a vivere in pace; Hamas è un'organizzazione terroristica che sparge odio e non accetta di riconoscere il nostro diritto all'esistenza". Quanto al processo di pace partito da Annapolis, "proseguirà sicuramente". L'idea, ha concluso il ministro, "era da una parte far avanzare i negoziati di pace, dall'altra combattere il terrorismo: è proprio quello che stiamo facendo".

Il bilancio a fine giornata. È salito a 292 morti e oltre 620 morti il bilancio provvisorio dell'offensiva aerea israeliana iniziata ieri contro obiettivi di Hamas nella Striscia di Gaza. Alla frontiera tutto è pronto per un attacco di terra: Israele ha ammassato carri armati al confine con la Striscia di Gaza. Testimoni hanno riferito di aver visto decine di carri armati e blindati per il trasporto truppe ammassati in diversi punti del confine mentre il ministero della Difesa ha già richiamato 6.500 riservisti. Gli aerei israeliani hanno colpito 240 obiettivi nell'enclave costiera. Sul fronte opposto si sono ridotti ma non si sono ancora arrestati i lanci di razzi da Gaza: nel complesso oggi se ne sono contati 150. Oltre ai Qassam sono stati impiegati i più potenti Grad dotati di una gittata di oltre 40 chilometri che hanno colpito - senza causare vittime - la periferia di Ashdod, il secondo porto israeliano a 30 chilometri da Gaza.

Intanto il caos regna sovrano alla frontiera tra Striscia di Gaza ed Egitto. Decine di palestinesi in fuga sono riusciti a entrare in territorio egiziano, rompendo la barriera e affrontando le forze di sicurezza del Cairo. Secondo fonti ospedaliere, almeno una decina di persone sono rimaste ferite negli scontri con le forze dell'ordine egiziane che per respingere i palestinesi alla frontiera di Rafah, hanno esploso alcuni colpi di pistola in aria. In precedenza il Cairo aveva accusato Hamas di non permettere il trasporto dei feriti negli ospedali egiziani nonostante l'apertura del valico di Rafah. Sul lato egiziano decine di container di aiuti, 40 ambulanze e camioncini pieni di medicinali sono in attesa di poter entrare nella Striscia di Gaza.

Hezbollah contro Egitto e Giordania. Il leader delle milizie sciite di Hezbollah, Hassan Nasrallah ha chiesto alle sue truppe di prepararsi a un possibile attacco israeliano in Libano. "Ho chiesto ai miliziani, in particolare a quanti sono schierati a sud, di essere pronti e vigili perché abbiamo di fronte un nemico infido", ha detto Nasrallah, che ha convocato per domani un "imponente raduno nella periferia meridionale di Beirut "in segno di solidarietà con Gaza e in segno di lutto per i martiri palestinesi".

Il leader di Hezbollah ha poi attaccato Egitto e Giordania per l'offensiva israeliana sulla Striscia di Gaza, sostenendo che questi paesi arabi appoggiano un "complotto" organizzato dagli Stati Uniti "per imporre il progetto sionista nella regione". Parlando da Beirut, con alle spalle uno striscione con la scritta "Siate liberi", Nasrallah ha detto che "quello che sta accadendo a Gaza è l'esatta fotocopia di quanto avvenuto nel luglio 2006 contro di noi. Lo stesso complotto, la stessa battaglia e arriveremo allo stesso risultato".

 

 

 

Gaza: il Papa "implora" Israele e i palestinesi per la fine della violenza

di Carlo Marroni

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28 dicembre 2008

Benedetto XVI ha chiesto, anzi ha "implorato", a palestinesi e israeliani un "sussulto di umanità" per la "fine della violenza" e un "ripristino della tregua nella striscia di Gaza. Il papa ha anche chiesto alla comunità internazionale di "non lasciare nulla di intentato per aiutare israeliani e palestinesi ad uscire da questo vicolo cieco e a non rassegnarsi alla logica perversa dello scontro e della violenza, ma a privilegiare invece la via del dialogo e del negoziato". In un messaggio aggiunto all'ultimo momento rispetto al testo preparato per l'Angelus dalla finestra dello suo studio del Palazzo Apostolico, Benedetto XVI è quindi tornato con forza sul conflitto in Terra Santa, dopo che ieri sera il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, aveva diffuso una nota molto dura di condanna, che ha di fatto ha messo a rischio il previsto viaggio del Papa in Israele e Palestina nel maggio prossimo. Un viaggio peraltro che non è mai stato annunciato ufficialmente dal Vaticano (lo ha fatto il patriarca di Gerusalemme la notte di Natale, confermando le indiscrezioni), e anche il Papa oggi non lo ha menzionato, a conferma che potrebbe essere rinviato a tempo indeterminato anche se no si chiude del tutto sull'ipotesi. "Il Vaticano segue con attenzione gli eventi a Gaza, c'è preoccupazione per i gravi fatti di violenza, come è chiaro anche nelle parole del Papa oggi all'Angelus, ma da ciò non c'è da trarre alcuna conclusione prematura contro la ipotesi del viaggio di Benedetto XVI in Terra Santa" ha detto all'Ansa domenica pomeriggio Federico Lombardi, ricordando che il viaggio "è allo studio, e allo studio resta", che il Papa "non lo ha ancora annunciato" e che comunque è saggio "non trarre conclusioni affrettate dagli eventi in corso".

Nel messaggio il Papa ha aggiunto di essere "profondamente addolorato per i morti, i feriti, i danni materiali, le sofferenze e le lacrime delle popolazioni vittime di questo tragico susseguirsi di attacchi e di rappresaglie. La patria terrena di Gesù non può continuare ad essere testimone di tanto spargimento di sangue, che si ripete senza fine! Imploro la fine di quella violenza, che è da condannare in ogni sua manifestazione, e il ripristino della tregua nella striscia di Gaza; chiedo un sussulto di umanità e di saggezza in tutti quelli che hanno responsabilità nella situazione".

Accanto ai messaggi del Papa per la pace si muove la diplomazia vaticana, che in Israele è alle prese da molti anni con una difficile trattativa con lo stato ebraico per un accordo complessivo che regoli i rapporti, Infatti dopo l'intesa del 1993 che stabilì le relazioni diplomatiche, non sono mai stati sciolti molti nodi: il trattamento fiscali degli immobili della Chiesa cattolica, il regime dei visti per i religiosi (che in Terra Santa sono in massima parte di origine araba), la gestioni delle questioni giurisdizionali e la restituzione del Cenacolo, l'edificio a ridosso della porta di Sion (dove la tradizione vuole che vi sia stata celebrata l'Ultima Cena, che è di fatto uno degli atti fondanti della Chiesa, ma che secondo gli ebrei conterebbe nel piano inferiore la tomba di David) in mano ali israeliani dal 1948 e che i francescani della Custodia rivendicano come propria, dal momento che l'acquistarono circa 700 anni or sono. La trattativa – che ha visto una sessione il 18 dicembre scorso -. Sembrava potesse avere un'accelerazione in vista del viaggio del Papa, ma probabilmente tutto tornerà in alto mare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Offensiva di Israele a Gaza,

fonti mediche: oltre 200 morti

27 dicembre 2008

RADIO24 / Un conflitto che rischia di allargarsi (Ugo Tramballi a Radio24)

Le reazioni della Comunità internazionale

ANALISI / Perché Israele attacca Gaza (di Ugo Tramballi)

Israele apre tre valichi a Gaza per gli aiuti umanitari

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VIDEO / I servizi di Sky Tg24

Iraq, autobomba a Baghdad: 22 morti e 54 feriti

Un massiccio attacco aereo israeliano coordinato su tutta la Striscia di Gaza, scattato alla stessa ora, attorno alle 11.30 locali (10.30 in Italia) ha colpito stamane basi e impianti militari di Hamas, causando, stando alle prime testimonianze un gran numero di vittime.

E' di 206 morti e di oltre 400 feriti, di cui 120 gravissimi, l'ultimo bilancio fornito da fonti mediche palestinesi dei raid israeliani nella Striscia di Gaza. Lo afferma l'emittente panaraba al Jazeera aggiungendo che a causa della gravità dei feriti si prospetta un numero "molto più alto di vittime". Fonti militari dello stato ebraico hanno da parte loro riferito di aver sganciato sulla Striscia oltre cento tonnellate di bombe fino a metà pomeriggio. I raid e i boati delle esplosioni hanno seminato panico nella popolazione e i danni nelle strade sono visibili. Fonti a Gaza hanno riferito che l'attacco aereo israeliano di oggi ha distrutto diverse caserme della polizia di Hamas. Tra gli obiettivi colpiti c'è anche il porto di Gaza. È già iniziata intanto la rappresaglia di Hamas dopo i raid israeliani sulla Striscia di Gaza. Miliziani hanno sparato alcuni razzi dal territorio palestinese contro il sud dello stato ebraico. Il corrispondente dell'agenzia Reuters ha parlato di almeno 30 missili lanciati dall'aviazione israeliana contro obiettivi di Hamas. Secondo la radio di Hamas, i feriti provocati dagli attacchi sono oltre un centinaio. Il portavoce della polizia ha aggiunto che nel quartier generale della polizia a Gaza City era in corso una cerimonia per le reclute al momento dell'attacco.

Le ragioni dell'attacco

"È solo l'inizio". così ha commentato il portavoce dell'esercito israeliano Avi Benayahu alla radio militare. L'offensiva avviene in risposta al lancio di missili dei giorni scorsi da parte palestinese contro il sud di Israele, che ha fatto diverse vittime, anche tra gli stessi civili palestinesi Lo stato di allerta è stato dichiarato nel sud di Israele in previsione di un intenso bombardamento con razzi e mortai da parte di gruppi armati palestinesi in reazione ai raid aerei israeliani sulla striscia di Gaza.

"Le forze armate - ha detto il portavoce - continueranno le operazioni contro il terrorismo sulla base di costanti valutazioni dello stato maggiore. L'operazione sarà ampliata e approfondita, secondo le necessita. Tutti gli aerei che hanno preso parte all'operazione sono tornati senza danni alle loro basi. Gli obiettivi che sono stati attaccati erano stati individuati dai servizi informazione negli scorsi mesi e comprendono terroristi di Hamas che operavano da basi, comandi, basi di addestramento e arsenali bellici. Il governo di Hamas, i suoi capi e i suoi miliziani attuano il terrorismo, agendo da tempo all' interno della popolazione civile, hanno la sola responsabilità per la reazione militare israeliana, che è necessaria per tutelare le esigenze di sicurezza di Israele e dei suoi cittadini".

Hamas: "È solo l'inizio della battaglia"

"Diciamo al nemico israeliano che anche per noi è solo l'inizio della battaglia", è questa la risposta del governo di Hamas all'esercito israeliano, che aveva usato le stesse parole sulle massiccia offensiva partita oggi sulla striscia di Gaza. Secondo le stime dello stesso movimento radicale islamico i raid aerei avrebbero finora provocato oltre 170 morti e più di 200 feriti. In una conferenza stampa trasmessa in diretta dalla tv araba al Jazeera, un portavoce del governo dimissionario di Hamas ha letto il testo di un comunicato del governo di Ismail Haniyeh. Nel comunicato si lancia una precisa accusa contro "certi governi arabi" di "non essere immuni da complicità con Israele", per le operazioni militari dell'esercito di Israele. L'accusa sembra rivolta contro l'Egitto: poco prima dell'inizio della conferenza stampa, Mohammed al Mussafer, docente della facoltà di scienze politiche dell'Università del Qatar, interpellato dalla tv al Jazeera aveva parlato di "assicurazioni" del governo del Cairo date a Hamas che "Israele non avrebbe attaccato prima di 48 ore". Tuttavia, il portavoce ha assicurato che "Hamas è più forte di prima e non alzerà bandiera bianca".

Theran invia aiuti a Gaza

L'Iran manderà oggi la sua prima nave con aiuti destinati alla Striscia di Gaza malgrado il blocco navale israeliano sul territorio controllato da Hamas. Lo ha detto la Tv di stato iraniana.

Israele pattuglia le acque costiere intorno a Gaza e accusa l'Iran, che rifiuta di riconoscere l'esistenza di Israele, di rifornire Hamas con armi. Teheran smentisce, affermando di voler provvedere esclusivamente al supporto morale di Hamas. "A dispetto del blocco del regime sionista...la nave di aiuti iraniani partirà oggi e arriverà in 12 giorni in Palestina", ha detto la televisione, aggiungendo che saranno a bordo 12 dottori iraniani e uomini addestrati per il soccorso, e che il cargo conterrà "più di 2000 tonnellate di cibo, medicine e apparecchiature".

All'inizio di questo mese lo stato ebraico aveva fatto rientrare una nave libica che cercava di trasportare aiuti umanitari nella Striscia di Gaza, mentre in precedenza lo aveva consentito a diverse navi partite da Cipro.

 

 

 

 

Le reazioni della Comunità internazionale

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Gli Stati Uniti stanno esercitando pressioni su Israele perchè faccia in modo che i raid diretti contro Hamas nella striscia di Gaza non facciano vittime civili. Washington ha inoltre avvertito il movimento integralista palestinese che deve interrompere i suoi attacchi con i razzi "se vuole che la violenza finisca".

Anche la Commissione Europea è scesa in campo per chiedere il ritorno immediato a un cessate il fuoco. Il commissario Ue per le relazioni esterne, Benita Ferrero-Wadner, ha espresso in una nota "grande preoccupazione" per l'offensiva aerea lanciata da Israele sulla striscia di Gaza ed ha chiesto a israeliani e palestinesi di porre fine "all'escalation delle violenze che stanno mettendo in pericolo la popolazione civile". Tra i primi capi di Stato europei a condannare le vionenze in Medio Oriente c'è presidente francese. Nicolas Sarkozy ha chiesto la "cessazione immediata" delle violenze in Israele e a Gaza, "dei lanci di missili su Israele, così come dei bombardamenti israeliani su Gaza".

Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi auspica che "questa nuova ondata di scontri non degeneri ulteriormente e chiede alle parti in causa di cessare subito i lanci di razzi su Israele così come i bombardamenti sulla striscia di Gaza". "Solo attraverso il dialogo - dice Berlusconi - e non certo con le provocazioni e il ricorso alle armi, potrà essere trovata una soluzione stabile e duratura al conflitto in atto".

E del conflitto a Gaza ha parlato anche il ministro degli Esteri. Franco Frattini, si è detto "molto preoccupato" per la situazione determinatasi a Gaza "dopo la violazione della tregua da parte di Hamas e della successiva risposta israeliana". Frattini, si legge in una nota della Farnesina, "nel condannare anzitutto con forza e senza riserve il lancio indiscriminato e senza alcuna giustificazione di razzi Qassam da parte di Hamas - chiedendone l'immediata cessazione - contro l'inerme popolazione civile israeliana, ha al contempo invitato Israele, nell'esercizio del suo diritto all'autodifesa, a tener conto della già difficile condizione di Gaza e della necessità di salvaguardare vite umane innocenti". Il titolare della Farnesina ha ribadito che "la questione israelo-palestinese rappresenterà una priorità della presidenza italiana del G8 nel corso del 2009, in vista della conclusione di un accordo di pace che si basi sul principio di due popoli e due stati che vivano l'uno accanto all'altro in pace e sicurezza".

Dura condanna per l'attacco di Israele è arrivata da diversi paesi arabi. L'Egitto ha convocato l'ambasciatore israeliano, al quale ha espresso la sua condanna nei confronti di questa offensiva aerea. "L'Egitto porterà avanti i suoi contatti per creare un'atmosfera favorevole al rinnovo della tregua e al raggiungimento della riconciliazione inter-palestinese, nel tentativo di mettere fine alla sofferenza della popolazione palestinese", ha spiegato la nota. Il Cairo ha inoltre aperto la sua frontiera con la Striscia di Gaza per curare i palestinesi feriti e a questo scopo ha anche inviato decine di ambulanze nella Striscia

 

 

 

 

ANALISI / Perché Israele attacca Gaza

di Ugo Tramballi

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27 Dicembre 2008

Soldati israeliani a bordo dei carri armati lungo la Striscia di Gaza (Epa/Jim Hollander)

Gaza, razzo uccide due sorelline palestinesi

Israele apre tre valichi a Gaza per gli aiuti umanitari

Se ci sarà un attacco nessuno potrà biasimare Israele. Data ormai la quasi inevitabilità del primo, è al secondo obiettivo - la tenuta politica e morale di un'offensiva a Gaza - che il Governo israeliano punta prima di scatenare le sue forze.

Da una parte ci sono i 22 fra missili Qassam e colpi di mortaio lanciati da Hamas solo fra giovedì sera e venerdì mattina, oltre ai 70 sparati il giorno prima; c'è la dichiarazione bellica di Mahmud Zahar, una delle voci più importanti dell'arcipelago islamico di Gaza fatto di tante teste e troppe milizie: "Israele sta giocando col fuoco come un bambino davanti alla sua prima sigaretta".

Dall'altra parte c'è la professionale operazione diplomatica e di propaganda lanciata da Israele, prima di quella militare. Negli ultimi due giorni Tzipi Livni, ministro degli Esteri e candidata premier per Kadima alle elezioni anticipate di febbraio, ha incontrato l'egiziano Hosni Mubarak e parlato per telefono con il segretario Onu Ban Ki-moon, Condy Rice a Washington e con gli omologhi di Russia, Francia, Germania e Gran Bretagna. Il messaggio è stato lo stesso per tutti: "Far cadere il regime di Hamas a Gaza è un obiettivo strategico per lo Stato d'Israele. I mezzi per farlo sono militari, economici e diplomatici". Direttamente al popolo palestinese di Gaza ha parlato il primo ministro Ehud Olmert da al-Arabiya, la tv satellitare più vista dal mondo arabo dopo al-Jazeera: "Non vogliamo combattere con il popolo palestinese, ma non permetteremo ad Hamas di colpire i nostri bambini".

I razzi di Hamas, peraltro, ieri hanno ucciso tra i palestinesi: due bambine di 5 e 12 anni sono morte quando un missile ha mancato il bersaglio in Israele e colpito la loro abitazione, a Nord di Gaza.

Nel raggio di 30 chilometri dalla frontiera di Gaza - la gittata dei missili di solito sparati fino ad ora - vivono 350mila israeliani. Anche lo scrittore Amos Oz, che non ama prendere le difese dei Governi del suo Paese, ha sentito il bisogno di parlare: il bombardamento dei civili israeliani è "un crimine di guerra e un crimine contro l'umanità". C'era un altro crimine che il resto del mondo, Amos Oz compreso, fino a ieri condannava: l'impoverimento del milione e mezzo di palestinesi chiusi nella gabbia di Gaza dal blocco economico israeliano. Secondo l'Onu sono almeno 850mila gli abitanti che per sopravvivere hanno bisogno di aiuti urgenti. Per questo Israele ha permesso ieri il transito dalla frontiera egiziana di 90 camion carichi di viveri e medicinali, riaprendo i valichi.

Poi è scoppiato l'inferno. A partire da ieri Israele ha concesso 48 ore di tempo perché Hamas cessi i lanci di razzi e cerchi una mediazione attraverso l'Egitto o la Turchia. L'Egitto ha rinforzato le sue difese alla frontiera per impedire un eventuale esodo di palestinesi da Gaza, come accadde un anno fa. Il Governo israeliano ha autorizzato un'"operazione limitata": attacchi aerei insieme a un intervento terrestre che avrà dei limiti nella durata, nell'estensione territoriale e dell'uso di uomini e mezzi. Ma è difficile quanto possano essere a scartamento ridotto le vittime civili di una striscia abitata da un milione e mezzo di palestinesi; e quanto possano essere le perdite israeliane militari e civili delle città e dei kibbutz circostanti. Secondo gli esperti militari del giornale "Ha'aretz" i miliziani di Hamas e delle altre organizzazioni islamiche sono approssimativamente 15mila. Sul modello di Hezbollah libanese, "Hamas è in una fase di transizione da gruppo terroristico a organizzazione paramilitare di guerriglia". Il suo arsenale è di oltre mille razzi alcuni dei quali, i Grad, con una gittata di 40 chilometri.

La lotta non è solo fra Hamas e Israele ma soprattutto fra Hamas e Fatah, il partito di Governo in Cisgiordania, nella Palestina che non è ancora uno Stato ma è già bicefala. Lo scontro è per la conquista della Cisgiordania, dei cuori e delle menti dei palestinesi. Hamas, diceva il presidente Abu Mazen in visita a Grozny, Cecenia, sulla strada di Mosca, "abusa della religione per fini politici". Il problema è che il 9 gennaio scade il mandato quadriennale di Abu Mazen, per il momento non sono previste elezioni e dunque per Hamas la Palestina non avrà più un presidente. È pensando a quella data critica che gli islamici stanno andando verso uno scontro armato con Israele, quale ne sarà il prezzo. Per impedirlo e accettare una nuova tregua, pretendono che Israele accetti le loro condizioni: fine del blocco economico su Gaza ed estensione della tregua alla Cisgiordania. Né Israele né l'Autorità palestinese né tantomeno l'Egitto e gli altri arabi moderati possono accettare questi termini: sarebbe come regalare ad Hamas una vittoria e una patente di Governo su tutti i palestinesi.

ugo.tramballi@ilsole24ore.com

 

 

 

Iraq, autobomba a Baghdad:

22 morti e 54 feriti

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27 dicembre 2008

E' di 22 morti e 54 feriti il bilancio dell'attentato avvenuto questa mattina nell'ovest di Baghdad, nei pressi di una fermata di autobus. Lo ha riferito il portavoce delle operazioni di sicurezza, il generale Qassem Atta. "Il bilancio dell'attentato nella zona di Kazamiyah è aumentato. È ormai di 22 morti e 54 feriti", ha detto Atta spiegando che ci sono state tre esplosioni in rapida successione. La prima deflagrazione è stata provocata da un'autobomba. Poco dopo, con l'arrivo dei soccorsi, un kamikaze ha azionato la cintura esplosiva che aveva indosso e alcuni minuti più tardi è esploso un ordigno piazzato sul ciglio di una strada.

Sempre in Iraq, ma nella città di Ramadi è stato ucciso uno dei leader di al Qaida in Iraq. Si tratta di Imad Ahmad Farhan, noto come "Imad il Macellaio" per aver confessato almeno 100 omicidi. L'uomo è stato ucciso nel centro di Ramadi, all'indomani della sua evasione da un commissariato di polizia. Lo ha riferito alla France presse un agente di polizia che ha partecipato all'operazione. Il leader di al Qaida era fuggito ieri con altri due "emiri", capi locali del braccio iracheno dell'organizzazione terroristica.

 

 

 

 

 

 

 

 

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